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Io, da grande, mi sposo un partigiano. La ringhiera dei miei vent’anni.
Sullo sfondo della seconda guerra mondiale, i giochi e le avventure dei tre fratelli Fo: Dario, Fulvio e Bianca. Un libro che, pur riflettendo la capacità di accensione fantastica propria della giovinezza, è a suo modo anche un documento: una testimonianza affettuosa e partecipe su una stagione indimenticabile di libertà.
Il libro
Figli del capostazione, i tre fratelli Fo abitano in una vecchia casa bianca con tante finestre e una curiosa torretta. Dario, magro e lungo, pescatore accanito, inventa storie di “paesi incantati, sepolti sotto le acque del lago” e apre un teatro di burattini. Fulvio costruisce velieri complicatissimi, ed è il capo di una banda di ragazzi coinvolta in vittoriose scaramucce. Bianca, la più giovane, diventa la cronista di un’infanzia felice: i giochi, i gatti, gli amici, i cugini, la maestra… E poi la guerra che porta in paese gli sfollati dale grandi città, gli sbandati dell’8 settembre e i partigiani. La ringhiera dei miei vent’anni – ideale continuazione di Io, da grande, mi sposo un partigiano – vede i tre fratelli ormai grandi impegnati negli studi e nella ricerca del lavoro, in una Milano di rione, di cortili e di botteghe artigiane, dove i miti e le paure della giovinezza si intrecciano e si saldano con atmosfere che hanno già un sapore da favola. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente Bianca Fo Garambois offre al lettore una testimonianza affettuosa e partecipe su una stagione indimenticabile di speranze, libertà, rimpianti per un tempo ormai perduto.