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Il primo che sorride
Il libro
Nicòl ha undici anni e mezzo. Vive in una roulotte nel cortile di casa, insieme alla sorella tatuata e ribelle. La madre di giorno lavora in una sala scommesse, e di sera recita Lady Macbeth in un circolo Arci: ha una girandola di uomini intorno, e quando incrocia una delle figlie si limita ad accertarsi che si sia lavata i denti. La testa di Nicòl è piena di domande che non farà mai, forse per questo osserva il mondo come una mappa del tesoro: ogni cosa ha un senso preciso, basterebbe sapere quale. E così, se oggi tutti i segnali annunciano una sorpresa che comincia per B, quella B potrebbe stare per bugia, per bambola, o per bacio: il suo primo bacio. Inizia da qui un percorso a ostacoli che sembra procedere alla cieca ma segue una logica ferrea, perché «quando uno una cosa se la sente, o è così, o è così per forza».
Quando nessuno ci sta a sentire, tanto vale parlare da soli. E infatti Nicòl ha un suo personalissimo sistema per cercare di spiegarsi tutto ciò che la circonda: riordina le cose con le parole. Lei ha undici anni e mezzo e una certa faccia tosta, ma non sempre riesce a orientarsi nella foresta di segnali che raccoglie lungo la strada, legami magici quanto misteriosi che sembrano far rimbalzare le cose una contro l’altra. Oggi, per esempio, tutto lascia pensare che ci sarà una sorpresa che inizia per B… Poco importa se per scoprirla Nicòl si troverà a ricattare un compagno di scuola, a seguire un uomo per Firenze di notte, a entrare in un cinema a luci rosse, a scappare di casa: lei procede a testa bassa verso l’obiettivo, e nel suo microscopico angolo visuale finiscono per rifrangersi le molte facce della disattenzione del mondo. Più che un romanzo di formazione, Martino Ferro ha scritto un romanzo di conformazione, il cammino accidentato e vivissimo di chi non ha ancora imparato ad accordare il passo con quello degli altri.
***
«Il primo che sorride ha la virtù rara di non smettere mai di sorprendere il lettore. Sorpresa complessa, effetto di una scrittura tesa ed ironica, che riferisce con un tono impassibile e tenero insieme le mille avventure dell’imprevedibile Nicòl, ragazzina dell’oggi più concreto e distratto, che da sola, ostinatamente, con tutta l’energia dell’infanzia, cerca il Senso. E comunica così attesa e fiducia nelle nuove, anzi nuovissime, generazioni».
Jacqueline Risset