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Il nostro primo, solenne, stranissimo Natale senza di lei
Il libro
I racconti di questo libro inseguono un passato che sbuca da tutte le parti per animarsi ancora, ma a modo suo. Tanto che la sorte comica di un tacchino e quella tragica di una madre morente possono stare davvero accanto, e davvero parlarsi. Il nostro primo, solenne, stranissimo Natale senza di lei è un libro attraversato a ogni riga da immagini e similitudini che sembrano derive e portano lontano. I personaggi che lo abitano sono teneri e grotteschi: ragazzi che si preparano alla vita, adulti che si preparano alla morte. Tra gli uni e gli altri, l’infinito campionario di un’umanità stralunata e fragile – parenti disillusi o smargiassi, finti educatori, infermiere e maratonete i cui gesti paiono prodigi – e l’altrettanto infinita costellazione di creature e oggetti eccentrici che dappertutto s’infiltrano, punzecchiano, provocano e molestano, sollevando quesiti e reclamando risposte con la forza della loro stessa incongrua presenza: parrucche ottocentesche che volano nei lavandini, automobili che sembrano anime in cerca di corpi, impasti per polpette che rappresentano il centro oscuro di un intero mondo, sacche di plasma in concerto, tacchini che non ne vogliono sapere di cuocersi, ratti che hanno una storia tragica ed eroica da raccontare…
Tutto contribuisce in queste pagine a illuminare, nello spazio rarefatto del ricordo di un uomo, l’universo delle ossessioni, degli entusiasmi irrefrenabili, delle miserie, delle brutture, degli slanci ideali e dell’ostinato attaccamento alla vita che appartiene a ognuno di noi.