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Il giorno delle zucche
Vuoi cambiare vita? Nessun problema. Puoi fare il poeta. O le ceramiche. O coltivare la terra. O, perché no, l'astronauta. O il divo del cinema. Che ci vuole? Un po' di applicazione, che diamine. Che duri, però. Almeno fino al giorno dopo.
Il libro
Con ironia, autoironia e un vero talento per mettere a nudo il lato comico dell’assoluta mancanza di senso delle nostre vite, dominate dalla chiacchiera e dalla necessità di apparire e di eccellere (non importa in cosa), Fabio Fazio costruisce il diario di un uomo che non sa fare nulla, ma parla di tutto. Un po’ come succede a ognuno di noi. I luoghi comuni della nostra civiltà compiutamente televisiva diventano le stazioni del calvario di un’«anima in pena» divorata dall’ansia continua (di affermazione, di «performance», di una consistenza qualsiasi), e che però non si rassegna, e continua testardamente a cercare, da qualche parte, una sostanza. Che si trova forse, alla fine, dove meno te l’aspettavi. Nelle zucche, magari. Proprio quelle che coltivava il nonno. E che portano con sé, con leggerezza, la memoria di un mondo segreto, dove le cose, e le persone, esistevano per davvero.