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Il delitto ha le gambe corte
Lui è Contrera, un investigatore privato dalla vita
sgangherata, un cialtrone di talento che riceve i clienti
con una birra in mano in una lavanderia a gettoni
di Torino.
Impossibile non affezionarsi a lui e al suo mondo: la
figlia ribelle dai capelli viola, il cognato capace di bassezze
sempre piú raffinate, i tanti personaggi che affollano
il quartiere multietnico - vivo, e ferito - di
Barriera di Milano.
Tanto piú in questa nuova indagine, dove Contrera
si mette sulle tracce di una bellissima assassina inciampando
in guai domestici e sentimentali. Per ritrovarsi
alla fine impelagato in un mistero che getta
le radici nei mali del nostro tempo e che lui affronta
come ci ha già abituato: da inesorabile sbruffone,
con la battuta pronta e il coraggio di chi cerca la verità
a ogni costo.
Il libro
È un Contrera decisamente irresistibile, con un braccio ingessato e l’esistenza a pezzi, quello che si mette sulle tracce di una ragazza italo-americana incontrata a una festa, a Torino, nel quartiere multietnico Barriera di Milano che assomiglia al mondo. Si chiama Catherine Rovelli, ha investito un pusher ed è scomparsa nel nulla. Poi c’è Long Lai, un ristoratore cinese scappato di casa che Contrera ha l’incarico di riportare alla sua famiglia, e che già nelle prime pagine lo atterra con due calci ben assestati. E soprattutto c’è uno stalker, spuntato fuori dal nulla o giú di lí, che minaccia l’ex moglie e l’ex figlia di Contrera, come le chiama lui, costringendolo a ritornare temporaneamente sotto il tetto coniugale, con tutte le implicazioni tragicomiche di quella convivenza forzata.
Insomma, stavolta Contrera è alle prese non con uno ma con ben tre casi che fino alla fine sembrano irrisolvibili. Eppure, grazie alle sue scalcinate qualità e al talento di trasformare gli errori in punti di forza, riuscirà a trovare il bandolo della matassa.
Perché alla fine Contrera scava sempre nelle contraddizioni umane. Senza fornire risposte, cercando solo di sopravvivere e, magari, di capirci qualcosa. Scapperebbe ogni volta, se potesse, preda di quel bisogno ciclico di autodistruzione che fa di lui quello che è, un simpatico inetto sempre sull’orlo dell’abisso e sempre capace di uscirne, un po’ sporco di melma ma con un mezzo sorriso a sfumargli il dolore, perché tanto «la vita è orribile a qualunque ora».