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Groppi d’amore nella scuraglia
La saga comica e poetica di Scatorchio, che per fare dispetto al suo rivale in amore aiuta il sindaco a trasformare il paese in una discarica di rifiuti.
Un libro originalissimo, commovente, scritto in una lingua sapientemente primitiva che dà voce allo scacco creaturale di fronte ai guasti dell'universo.
Il libro
A chistu munno
chi ce mantene la bellezza ce cumanda.
Ma puro chi ce mantene lu pauro ce cumanda.
Lu munno iè nu battaglio
de bellezza e de pauro.
Accusì ne la notte nottosa
lu pauro e la bellezza ce s’attizzano battaglio
pe cunquistà la scuraglia de l’ommeno.
Un paesino dell’Italia centromeridionale sta per trasformarsi in una discarica di rifiuti. Il sindaco approva, gli abitanti si oppongono. Durante una manifestazione di piazza, la rivalità fra due uomini innamorati della stessa donna cambia i destini generali.
Scatorchio, l’uomo che ci racconta questa storia, parla volentieri con tutti gli esseri dell’universo: da Gesù, agli uomini, agli animali. E lo fa in una lingua prodigiosa, che riesce a tenere insieme il sublime e il comico.
In questo monologo affollato di voci ci sono tanti personaggi vivacissimi: Sirocchia, Cicerchio, la vidova Capecchia, lu nonnio, lu sindoco, lu prete, li arabacci sfedeli, lu menistro de l’Iggene, Pruscilla.
Il ritmo è scandito da straordinari intermezzi in cui il protagonista incontra gli animali del paese, dando forma a un bestiario di figure indimenticabili: lu gatto gattaro, lu cane canaglio, lu rundenello, lu surcio pantecano, lu pepestrello. Vivono tutti una pena dello spirito, ciascuno di loro impersona una speciale forma di disperazione e nevrosi.
S’intreccia con la storia anche il rapporto conflittuale, ma alla fine devoto, del protagonista con Gesù, in una serie di preghiere che si rivolgono anche alla Maronna e a Iddio Patro.
Una freschezza sorgiva pervade le pagine di questo libro, una felicità d’espressione che pronuncia la contemporaneità affondando le radici nei vari strati storici della nostra lingua.