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Fantasmagonia
«Per fare un fantasma occorrono una vita, un male,
un luogo. Il luogo e il male devono segnare la vita,
fino a renderla inimmaginabile senza di essi.
Il luogo dev'essere circoscritto, con confini precisi;
piú che un luogo, una porzione chiusa di luogo:
preferibilmente una casa».
Mostri, spiriti, ombre e possessioni demoniache:
un esaustivo compendio ultraterreno fa da corollario
a queste storie. Giocando con i generi e con la
tradizione letteraria, Michele Mari ci consegna
un sorprendente ritratto dell'artista da spettro.
Il libro
C’è un demone che si aggira fra queste pagine, ed è quello della letteratura. Che sia esso esplicitamente riconoscibile o si nasconda fra le pieghe del quotidiano, è una presenza fantasmatica con cui ciascun personaggio – e dunque ciascuno di noi, nel corpo a corpo incessante che è la lettura – è costretto a fare i conti. Visioni, trasalimenti o semplici incubi: l’incerto confine tra invenzione e realtà, così come quello tra sonno e veglia, viene costantemente ridisegnato dai racconti che compongono Fantasmagonia, tutti in bilico tra il gioco e la divagazione colta, la fiaba macabra e il pastiche. Così accade di ragionare intorno a Il cielo in una stanza e poi di imbattersi in Omero e Borges, ciechi e in carrozzella, che commentano la finale dei mondiali Grecia-Argentina. Oppure di scoprire perché mai Crapa Pelada, dopo aver cucinato i famosi tortelli, non ne abbia dato nemmeno uno ai suoi fratelli… Michele Mari torna al racconto, e lo fa chiamando a raccolta tutte le ossessioni che hanno segnato il suo percorso di scrittura: l’infanzia, i mostri, le nevrosi numerologiche e la tassonomia di ogni singolo ricordo. Ma sopra di esse, intorno ad esse, aleggia stavolta una nube spettrale che fa precipitare il lettore – e l’autore stesso – in una dimensione dove le ombre sono destinate ad avere la meglio sui corpi che le proiettano. Ma anche questo cammino richiede un apprendistato, come dice il titolo dell’ultimo racconto: una fantasmagonia. Il candidato fantasma può imparare in diciannove tappe l’arte di «convertire l’annullamento del mondo nell’annullamento di sé, come insegna l’unica scienza esatta in materia: la letteratura». Setacciando con furia catalogatrice le latitudini spaziali e temporali più disparate, Michele Mari dà forma a un progetto in cui il destino di ogni creatura coincide con quello del suo creatore. Fino a scoprire che – mettendo insieme Cecco Angiolieri e il Piccolo Principe, Frankenstein e Kafka, Rimbaud e Pinocchio – nessun essere umano potrà mai sfuggire ai propri fantasmi, perché sin dalla nascita li contiene già tutti quanti dentro di sé.