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Dentro
«Mi presero le impronte delle dita. Dopo aver raccolto
tutte le mie generalità e fatto le fotografie, mi presero anche
le impronte delle dita delle mani. E ora stavano su un
foglio, sopra il tavolo, proprio davanti a me; sembravano
un segreto svelato, una cosa che, fino a poco prima, era intima
e privata, e che invece d'ora in avanti tutti avrebbero
potuto vedere. Senza dovermi chiedere niente (...) Da quel momento in poi avrebbero continuato a
vivere ma senza di me. E io senza di loro».
Sandro Bonvissuto, Dentro
***
Un libro d'esordio senza paragoni, essenziale
e folgorante, radicato nella vita.
Il libro
Ci sono libri che quando li chiudi continuano ad abitarti, lasciandoti impressa un’emozione duratura.
È una questione di vitalità contagiosa, d’intelligenza, d’umanità, di sguardo sul mondo. Ha a che fare con la pasta di quei pensieri che mentre ti spiazzano senti subito tuoi.
Dentro racconta a ritroso la storia di un uomo, dall’età adulta all’infanzia, isolando tre momenti capitali: l’esperienza del carcere, «infinito inumano»; l’amicizia tra due adolescenti che il caso fa sedere vicini il primo giorno di scuola; le istruzioni per l’uso di un bambino, di un padre e di una bicicletta.
Cos’è il carcere? La forma architettonica del male.
Il carcere è un muro, e «il muro è il piú spaventoso strumento di violenza esistente. Non si è mai evoluto, perché è nato già perfetto». Tutti i giorni, all’ora d’aria, puoi arrivare a toccarlo col naso «per guardarlo cosí da vicino da non vederlo piú. E il muro non è fatto per agire sul tuo corpo; se non lo tocchi tu, lui non ti tocca. Non è una cosa che fa male, è un’idea che fa male».
Sandro Bonvissuto ha un’attitudine da speleologo dell’esistenza. Che parli della pena di vivere in galera, della scoperta di quella cosa gigantesca che è l’altro da sé, o di un bambino che impara a correre il rischio di cadere, i suoi pensieri si mescolano sempre a percezioni scandagliate, felicità assaporate, umiliazioni patite, declinazioni del sentimento dell’esistere restituite con la naturalezza e la potenza dell’acqua che scava in profondità.
Cosí, la felicità frastornante che dà l’amicizia può sprigionarsi da tre semplici lettere («Aveva detto “noi”. E mi sembrò fosse la prima volta che risuonasse quel pronome nell’aria, riferito anche a me. Noi, detto cosí, ti faceva essere addirittura la metà di una cosa plurale»).
L’infanzia che non conosce la dittatura del tempo («lo sanno tutti che bambini e orologi sono due cose incompatibili»), che è insofferente agli spazi chiusi («perché l’infanzia non ha case, l’infanzia ha strade»), è «davvero l’unico momento nel quale siamo stati un altro». Un momento in cui un padre («la cosa viva piú immobile che abbia mai conosciuto») può mostrare all’improvviso un potere inaspettato.
La storia di un uomo, in questo libro, è resa attraverso tante piccole rivelazioni come queste, che risuonano e durano perché chi scrive pensa davvero che la vita venga prima di tutto, anche del suo racconto. Sandro Bonvissuto insegue pensieri, immagini, intuizioni folgoranti come spinto da un’urgenza vera, assoluta, impermeabile ai luoghi comuni e ai compiacimenti stilistici. Ed è questa la prima cosa che si sente, leggendo Dentro: la forza d’urto di una scrittura che sa convincere ed emozionare perché è al di fuori di ogni canone. Una scrittura sorgiva e filosofica, capace di guardare dall’alto un’esistenza e di postillarla con pensieri vivi.