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Bugiarda no, reticente
«Ho parlato abbastanza, considerando che parlo da sola». Una frase che la dice lunga sulla natura di questo libro: una straordinaria autobiografia reticente, sintetica, ironica, in cui Franca Valeri spacca i ricordi come noci, raccontandoci gli spigoli del suo Novecento.
Il libro
«Mi ribello all’affermazione corrente che sia un dono di natura. La comicità è un lavoro di cervello».
«Francamente trovare idee per la mia vita mi sembrerebbe troppo, avendola anche vissuta». Più che un’autobiografia, Bugiarda no, reticente è un vitale, indisciplinato, liberissimo confidarsi di Franca Valeri come fa la notte con se stessa, o con i suoi cani. I ricordi di un’esistenza febbrile si fanno strada a modo loro sgomitando nel buio. E Franca Valeri è lì, pronta a infilzarli uno ad uno con l’ironia puntuta e l’intelligenza sintetica e spiazzante, per trasformarli in racconto.
Quando si ha da restituire una vita e non una scansione ordinata di fatti, le priorità di un’intera esistenza si possono anche riassumere in poche splendide righe, se si possiede l’etica disciplinare della sintesi: «A vent’anni era affondare il fascismo, a trenta avere in pugno il teatro, a quaranta tutto, a cinquanta occhiali e quasi tutto, e… eccomi».
Fra una virgola e l’altra, e disseminati in queste pagine, ci sono naturalmente i fatti, gli affetti, gli eventi: i genitori, gli amici, la scuola, le leggi razziali, la guerra, il trasferimento da Milano a Roma; gli episodi più importanti della lunga carriera, dagli inizi in Francia, con il Teatro dei Gobbi, all’ultima commedia appena scritta. La nascita dei personaggi più celebri, dalla Signorina Snob alla signora Cecioni. E gli amori, anche: due uomini da raccontare senza imbarazzi come grandi traditori. E, nettissimo, il ritratto di una generazione di donne libere e anticonformiste, uscite dalla guerra ventenni con una storia tutta da inventare.
Ma quello che conta, e che resta, è il sorriso storto con cui Franca Valeri commenta e valuta ogni episodio, è la qualità dello sguardo, la grana della voce che trasfigura tutto, l’incontro con Charlie Chaplin dietro le quinte di un teatro come la descrizione di un vestito di georgette.
Capita, leggendo questo libro, di tornare indietro. Si sorvola su una frase e mentre si legge quella successiva si è colpiti da una freccia sulla nuca. È una sensazione bellissima seguire un’intelligenza che va dove vuole, capace di sorridere sui grandi e sui piccoli eventi senza compiacimenti e senza retorica, offrendo ai nostri tempi ridondanti una irripetibile lezione di stile.