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Anticorpi
Racconti come anticorpi che guardano la realtà con gli occhi della finzione per la buona salute della narrativa italiana dei nostri giorni. Una nuova sensibilità letteraria fuori dalle mode e dai cliche generazionali.
Il libro
Anticorpi, davanti ai corpi, premonizioni o nostalgie di corpi coltivate nell’invenzione mentale. La tensione alla corporeità, a una letteratura che tocchi concretamente le esistenze, accomuna questi otto autori. Ma nello stesso tempo li unisce lo stare davanti o intorno e non dentro: la consapevolezza di poter soltanto pensare il corpo, senza esserlo.
Anticorpi, contro i corpi. I personaggi di questi racconti sono tutti entità corporee insidiate, abitate, abusate, pervertite. Se il corpo tende a essere oggi l’ultimo baluardo dell’identità individuale e tribale, e la “nuda vita” l’oggetto sempre piú al centro delle manipolazioni del potere a oriente come a occidente, i racconti di questa antologia ne declinano metamorfosi che portano ai confini del se: frantumazione, estraneità, lesione sono i destini possibili.
Ecco dunque il soldato di Franco Bernini passare da una parte all’altra del fronte e affrontare una “prova del fuoco” che fa esplodere lui e il racconto in un delirio individuale e collettivo. E il corpo di una prostituta nigeriana, nel racconto di Marco Bosonetto, attorno al quale si scatena una frenetica macchina narrativa di personaggi bislacchi, dai ruoli continuamente ribaltati. Cosi come La correzione di Milena Fiotti è una grottesca “correzione” di corpi per ricavarne una qualche vitalità contro il sopore di ogni burocratizzazione istituzionale. L’essere contemporaneamente parte e tutto, la coesistenza di micro e macro in una stessa entità, in uno stesso organismo, in uno stesso corpo umano è il tema dei racconti di Federico Fubini. E quello del racconto di Matteo Galiazzo è il corpo posseduto da presenze estranee: anime che sembrano tumori che sembrano anime.
Il corpo come lingua da imparare a parlare, le parole come corpo estraneo da addomesticare: Tiziano Scarpa costruisce un microromanzo di formazione su questi due percorsi sdoppiati e complementari. Mentre in Giorgio Scianna il corpo diviene addirittura un falso, un simulacro di fronte al quale si celebra lo svelamento di un dramma familiare. Infine nel racconto di Simona Vinci il corpo diventa oggetto feticistico e materia di performance estetica come in certe situazioni dell’arte contemporanea.
Otto autori che possono dare un interessante e, speriamo, in qualche caso sorprendente, spicchio di panorama sulle forme del discorso narrativo praticate oggi in Italia.