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Una teoria della libertà
Riflettendo sulla particolare vicenda italiana, di cui coglieva gli elementi di frammentarietà e pluralità, Cattaneo teorizzò che la migliore soluzione per una Italia unita sarebbe stata quella dove le autonomie locali non fossero mortificate da una vincolante struttura centrale.
Il libro
Pensatore di matrice democratica, Carlo Cattaneo pervenne a formulare una decisa opzione per la struttura federale di un eventuale Stato italiano, ragionandone in termini storico-critici fin dagli inizi degli anni Quaranta dell’Ottocento. Riflettendo sulla particolare vicenda italiana, di cui coglieva gli elementi di frammentarietà e pluralità, Cattaneo teorizzò che la migliore soluzione per una Italia unita sarebbe stata quella dove le autonomie locali non fossero mortificate da una vincolante struttura centrale. Esponente tipico della sua cultura regionale, egli investí le sue speranze nel progresso materiale, economico e industriale della società, privilegiando questi connotati tipici di Milano e della Lombardia rispetto ad altre esperienze politiche, economiche o statuali maturate altrove. In particolare non fu mai affascinato dalla cultura del Piemonte sabaudo, militaresca, burocratica e accentratrice. La storia gli diede torto. Vinse la monarchia, vinsero i Savoia e il Piemonte esportò in Italia il suo modello accentrato. Solo la costituzione del 1948 avrebbe assicurato un regime repubblicano e un nuovo valore alle autonomie locali, lasciando tuttavia incerta e tuttora incompiuta una riforma in senso federale della struttura statuale.
Di là dalle contingenze politiche, la voce di Cattaneo è una importante testimonianza della solidità e della molteplicità dei dibattiti agli albori del Risorgimento italiano. Una voce non priva di effettiva attualità.