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Il primo Rousseau
Il libro
Di Jean-Jacques Rousseau, riconosciuto oggi come il pensatore piú influente del Settecento, quello piú ricco di intuizioni e piú moderno d’interessi, solitamente si conoscono ed esaminano solo le opere della maturità, la Nouvelle Héloïse o il Contrat social. Ma non meno importante è la sua produzione del primo ventennio, dal ’37 al ’56, l’anno memorabile della rottura con gli amici piú stretti e del ritiro a Montmorency: se non altro per la comprensione dell’opera successiva e per le straordinarie anticipazioni. Il lettore moderno vi scopre una ricchezza di temi non inferiore a quelli degli scritti piú tardi: l’indagine sull’uomo e sullo sviluppo della società, le tensioni della vita civile, l’analisi delle forme di governo, delle classi e delle questioni economiche, la struttura dello stato ideale. Lo studio di Mario Einaudi svolge appunto con elegante nitidezza un esame approfondito dei Discorsi sull’ineguaglianza, di quello sulle arti e le scienze o sull’economia politica; si rifà a poesie e frammenti autobiografici, a prefazioni, lettere, polemiche. Ne deriva un quadro ben definito dell’evoluzione del pensiero di Rousseau e dello sviluppo coerente dei temi maggiori della sua riflessione, fittamente documentato, con ampi squarci di testi raramente citati ma di grande valore e bellezza.