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Nietzsche e la filosofia
La prima grande opera di uno dei piú importanti e affascinanti pensatori del Novecento
Il libro
Siamo all’inizio degli anni Sessanta, all’inizio di una stagione nuova e importantissima per il pensiero di Nietzsche. Dopo decenni di diffidenza, se non addirittura di rifiuto, si inaugura il tempo di un confronto filosofico a tutto campo con i suoi testi, con le sue opere. Nietzsche e la filosofia, scritto da Gilles Deleuze nel 1962, è uno dei primi momenti di quella renaissance che sarà di portata mondiale: un’apertura destinata a spiazzare vecchie consuetudini interpretative e a rilanciare il potenziale di un autore che continua, ancora oggi, a incalzarci. I termini di questa fondamentale lettura sono chiari: Nietzsche ci insegna la vera critica, ci insegna che, in filosofia, la critica non può distinguersi dalla creazione di valori, dalla produzione di senso. Cosí, alle parole chiave del pensiero nietzscheano – volontà di potenza, eterno ritorno dell’uguale, nichilismo, Dioniso, superuomo – viene restituito quel potenziale creativo che le sottrae, definitivamente, a interpretazioni scolastiche, strumentali, ideologiche. Ma non basta: al tempo stesso questo libro è anche la prima grande opera di uno dei piú importanti e affascinanti pensatori del Novecento. Proprio dalla scrittura di queste pagine prende forma quella idea di filosofia come creazione, invenzione di concetti che è il tratto forse piú intenso del suo stile, dei suoi libri. Sappiamo che Deleuze non abbandonerà mai la lezione di Nietzsche; e anche in seguito, quando gli capiterà di riparlarne – i due testi inseriti in appendice ne sono un esempio -, non mancherà di dichiarare affinità profonde e particolari; né mancherà di riconoscere il dono piú prezioso che da lui abbiamo ricevuto: quel «diritto al controsenso» che Nietzsche ha insegnato al pensiero.