-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
Hannah Arendt: perché ci riguarda
Una sintetica, esaustiva e rigorosa ricostruzione della ricerca di Hannah Arendt, di cui vengono esplorati i nuclei fondamentali, e insieme una riflessione simpatetica su quanto di tale ricerca può essere per noi ancora valido, e anzi imprescindibile, nell'affrontare i drammi e le problematiche specifiche della nostra epoca.
Il libro
Nel 1951, l’uscita delle Origini del totalitarismo elevò Hannah Arendt al rango di pensatore politico di primaria grandezza, e i numerosi libri pubblicati dalla filosofa tedesca negli anni successivi influenzarono profondamente il modo in cui l’America e l’Europa affrontarono le questioni fondamentali e i tragici dilemmi lasciati in eredità dalla Seconda guerra mondiale. Questo libro, scritto in occasione del centenario della nascita della pensatrice tedesca, ma non certo esaurito da tale circostanza, intende proporsi come una sintetica, esaustiva e rigorosa ricostruzione della ricerca della Arendt, di cui vengono esplorati i nuclei fondamentali, e insieme come una riflessione simpatetica su quanto di tale ricerca può essere per noi ancora valido, e anzi imprescindibile, nell’affrontare i drammi e le problematiche specifiche della nostra epoca. Per l’autrice, a conferire unità al pensiero di Hannah Arendt è il suo atteggiamento fondamentale, ovvero una volontà instancabile di problematizzazione e rimessa in discussione dei punti di vista consolidati, delle certezze e delle convinzioni radicate, ivi comprese delle proprie. Una volontà che riflette una delle aspirazioni piú autentiche della Arendt: restituire alla filosofia la sua vocazione piú profonda, che è di essere e farsi forza politica, di agire nel mondo per «amore del mondo», sollecitandolo instancabilmente «a pensare», dato che cessare di pensare costituisce il pericolo piú grande e la rinuncia piú grave a ciò che è umano nell’uomo. Ricollocate nel piú ampio contesto delle parole-chiave del ventesimo secolo: guerra, terrorismo, sicurezza, sfera privata e soprattutto ciò che Kant definí il «male radicale», le idee della Arendt acquistano una nuova immediatezza e importanza, invitandoci a ripensare in maniera esigente, alla luce delle analisi e degli strumenti intellettuali che ci ha fornito, i problemi e le questioni che urgono nello stato di cose presente.