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Storia della letteratura italiana
Il libro
«Almeno una volta, nel nostro emisfero e dalle fondazioni della nostra civiltà, ogni uomo ha immaginato che la storia avesse un significato, una ragione, se non addirittura uno scopo finale filosoficamente necessario; che i mesi, gli anni che un nume inspiegabile gli donava egli sottraeva con lo stesso decreto, corressero fra argini stabiliti verso un maestoso fiume di luce; e lo spirito non tanto si librasse sopra le acque, ma agisse dall’interno della storia stessa, unica forza decisiva e determinante per il suo movimento. Sogno ricorrente dell’umanità, il progredire – con tutti i suoi intoppi, le sue eccezioni e i suoi momentanei indietreggiamenti – è stato per De Sanctis un oggetto di fede assoluta, qualcosa di sentito entusiasticamente prima ancora che riscontrato o riscontrabile. E per quanto riguarda il capolavoro, la Storia della letteratura italiana, se non proprio «fatale come la Provvidenza» l’avanzare dello spirito o della coscienza unitaria nazionale appare risoluto e sostenuto come quello d’un giovane ciclista durante una volata. Lo spirito è l’elemento assolutamente universale , l’assoluta , semplice, vivente, unica sostanza: ascoltiamo reverenti questo invisibile motore del mondo, il ronzio dei suoi ingranaggi celestiali; guardiamo intorno a noi, in alto, piú in alto alle «dilettevoli cose del cielo» , come prescrive il Boezio di Bono Giamboni nella Storia. Per una sorta di fides implicita o di intima persuasione o inclinazione teorica, De Sanctis sa che il motore non gira a vuoto e che, sospinta e animata da lui, l’intera storia del mondo è diretta a un fine, a una meta luminosa nella coscienza della libertà. Lo sa e lo ripete, forse per una specie di automatismo, anche nel ventesimo sofferto capitolo sulla Nuova letteratura: “Ciò che è stato, dovea essere. La schiavitú , la guerra, la conquista, le rivoluzioni, i colpi di stato non sono fatti arbitrari, sono fenomeni necessari dello spirito nella sua esplicazione. Lo spirito ha le sue leggi, come la natura; la storia del mondo è la sua storia, è logica viva, e si può determinare a priori. Religione, arte,filosofia, diritto sono manifestazioni dello spirito, momenti della sua esplicazione. Niente si ripete, niente muore; tutto si trasforma in progresso assiduo, che è lo spiritualizzarsi dell’idea, una coscienza sempre piú chiara di sé, una maggiore realtà”. E dinnanzi a tale superbo dispiegamento di certezze, qualcuno potrebbe obiettare che Hegel sia la parte caduca di De Sanctis, ma sbaglierebbe: se le guerre e le conquiste sono fatti del tutto arbitrari e la storia del mondo non è la “logica viva” di nessuno spirito e, forse, tutto si ripete e tutto muore, l’Hegel di De Sanctis è la fiaba, il mito, il racconto originario attorno a cui si sviluppa il racconto della letteratura italiana. Senza questo sublime perno narrativo, la petite musique desanctisiana sarebbe un’altra, o non sarebbe affatto».
Dall’Introduzione di Giorgio Ficara