Giulio Einaudi editore

Storia della letteratura italiana

Copertina del libro Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis
Storia della letteratura italiana
indice
Mondadori Store Amazon IBS La Feltrinelli Librerie.Coop
1996
Biblioteca della Pléiade
pp. LVIII - 1532
€ 56,81
ISBN 9788844600471
A cura di
Introduzione a cura di
Contributi di

Il libro

«Almeno una volta, nel nostro emisfero e dalle fondazioni della nostra civiltà, ogni uomo ha immaginato che la storia avesse un significato, una ragione, se non addirittura uno scopo finale filosoficamente necessario; che i mesi, gli anni che un nume inspiegabile gli donava egli sottraeva con lo stesso decreto, corressero fra argini stabiliti verso un maestoso fiume di luce; e lo spirito non tanto si librasse sopra le acque, ma agisse dall’interno della storia stessa, unica forza decisiva e determinante per il suo movimento. Sogno ricorrente dell’umanità, il progredire – con tutti i suoi intoppi, le sue eccezioni e i suoi momentanei indietreggiamenti – è stato per De Sanctis un oggetto di fede assoluta, qualcosa di sentito entusiasticamente prima ancora che riscontrato o riscontrabile. E per quanto riguarda il capolavoro, la Storia della letteratura italiana, se non proprio «fatale come la Provvidenza» l’avanzare dello spirito o della coscienza unitaria nazionale appare risoluto e sostenuto come quello d’un giovane ciclista durante una volata. Lo spirito è l’elemento assolutamente universale , l’assoluta , semplice, vivente, unica sostanza: ascoltiamo reverenti questo invisibile motore del mondo, il ronzio dei suoi ingranaggi celestiali; guardiamo intorno a noi, in alto, piú in alto alle «dilettevoli cose del cielo» , come prescrive il Boezio di Bono Giamboni nella Storia. Per una sorta di fides implicita o di intima persuasione o inclinazione teorica, De Sanctis sa che il motore non gira a vuoto e che, sospinta e animata da lui, l’intera storia del mondo è diretta a un fine, a una meta luminosa nella coscienza della libertà. Lo sa e lo ripete, forse per una specie di automatismo, anche nel ventesimo sofferto capitolo sulla Nuova letteratura: “Ciò che è stato, dovea essere. La schiavitú , la guerra, la conquista, le rivoluzioni, i colpi di stato non sono fatti arbitrari, sono fenomeni necessari dello spirito nella sua esplicazione. Lo spirito ha le sue leggi, come la natura; la storia del mondo è la sua storia, è logica viva, e si può determinare a priori. Religione, arte,filosofia, diritto sono manifestazioni dello spirito, momenti della sua esplicazione. Niente si ripete, niente muore; tutto si trasforma in progresso assiduo, che è lo spiritualizzarsi dell’idea, una coscienza sempre piú chiara di sé, una maggiore realtà”. E dinnanzi a tale superbo dispiegamento di certezze, qualcuno potrebbe obiettare che Hegel sia la parte caduca di De Sanctis, ma sbaglierebbe: se le guerre e le conquiste sono fatti del tutto arbitrari e la storia del mondo non è la “logica viva” di nessuno spirito e, forse, tutto si ripete e tutto muore, l’Hegel di De Sanctis è la fiaba, il mito, il racconto originario attorno a cui si sviluppa il racconto della letteratura italiana. Senza questo sublime perno narrativo, la petite musique desanctisiana sarebbe un’altra, o non sarebbe affatto».

Dall’Introduzione di Giorgio Ficara

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