-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
New Italian Epic
Nella narrativa italiana sta accadendo qualcosa. Qualcosa di grosso. In meno di sei mesi un «memorandum» di teoria letteraria, pubblicato on-line, viene scaricato da piú di trentamila persone. Il dibattito si accende: tra scrittori e lettori, in rete e sui giornali, in incontri e conferenze, in Italia e all'estero. L'oggetto di tanto ragionare si chiama New Italian Epic.
Il libro
Questo libro racconta come e perché, negli ultimi anni, molti romanzi italiani si siano attratti e incontrati fino a formare una vasta nebulosa, un «campo elettrostatico» letterario. È la nebulosa della «nuova epica italiana», come ha proposto di battezzarla Wu Ming dopo il primo avvistamento, nella primavera del 2008. Come un corpo celeste, attendeva solo di essere «scoperta» e descritta. Non è un movimento di autori, ma un dialogo tra libri. Opere diverse, ma costruite su un comune sentire, una rinnovata fiducia nella parola e nel raccontare, un’etica della narrazione che porta a unire attitudine pop e ricerca di storie complesse, sguardi obliqui sulla realtà e visioni di mondi alternativi, sovversione della lingua ed esperimenti «transmediali». Ad aprire questa raccolta è l’ormai noto «memorandum» sul New Italian Epic, in una versione riveduta e ampliata. A seguire, due lunghi interventi esplorano la dimensione sociale e politica di questo nuovo approccio al mestiere di raccontare. Mestiere descritto come pratica di resistenza, perché «l’unica alternativa per non subire una storia è raccontare mille storie alternative».
«La letteratura non deve, non deve mai, non deve mai credersi in pace».