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La prosa italiana del Novecento II
Questa seconda parte della Prosa italiana del Novecento considera figure di scrittori che per la maggior parte appartengono al periodo tra le due guerre, e oltre, quindi a un Novecento già maturo.
Il libro
L’idea del libro è che nel nuovo secolo la misura breve diventa la cellula generativa del romanzo. Alla narrazione lunga, concateriata, che procede per cause ed effetti, succede, anche nei romanzi lunghi, un tipo di narrazione ad episodi, che lascia all’evento narrato una larga zona di indeterminazione: si tratti delle scritture della realtà di Moravia, Bilenchi e Fenoglio; o di quelle surreali di Landolfi e Delfini; o, ancora, di quelle mitiche e oniriche di Pavese, Vittorini e Sanguineti, o favolose e ironiche di Calvino. Le poetiche degli scrittori sono profondamente differenziate, ma in tutti le forme sono degerarchizzate. Si rivaluta il racconto; s’inverte il rapporto tra romanzo e racconto. Naturalmente i problemi di forma sono problemi di percezione del reale. Ed è questo il tema di fondo del libro che a Gadda, e alle sue riflessioni su tradizione del romanzo e nuovo romanzo, dedica l’ultimo e riassuntivo capitolo.