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La pelle di S. Bartolomeo
Il libro
Il linguaggio verbale è lineare e si sviluppa nel tempo, mentre quello delle arti figurative è spaziale. È possibile ipotizzare una teoria semiotica che descriva i due sistemi con un insieme di regole comuni? Sicuramente, a partire dall’intreccio di discipline come la linguistica, la narratologia e l’iconologia, è possibile esplorare il territorio delle traduzioni da un linguaggio all’altro. È quello che Cesare Segre fa nei saggi di questo libro indagando come si attui il riversamento della spazialità in temporalità quando gli artisti stessi scrivono delle proprie opere o dei propri progetti figurativi (il caso di Leonardo) o quando i critici d’arte devono rendere sulla pagina scritta la struttura spaziale di un quadro. E viceversa il tempo, il movimento e altri elementi linguistici (per esempio retorici e simbolici) entrano, con varie tecniche, in una raffigurazione pittorica. Molti gli esempi studiati da Segre a questo proposito, dalle rappresentazioni del martirio di san Bartolomeo a quelle dell’Annunciazione. Così in questo libro Segre si misura per la prima volta, anziché con testi della letteratura, con le opere pittoriche di Piero della Francesca, Giorgione, Botticelli, Tiziano e tanti altri. Sempre con il suo inimitabile doppio passo che da un impianto di dense riflessioni si riversa sull’acquisizione critica e che dall’analisi di un singolo testo è in grado di riaccedere ai nodi teorici, illuminati di luce nuova.