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La macchina dell’errore
Il libro
Il libro mette in scena una ricerca fittizia compiuta da un lettore fittizio su un testo – La Grande Breteche- che sembra sottrarsi, almeno in parte, ai dispositivi di controllo predisposti da Balzac e che, sulla superficie, mostra le tracce di esitazioni, incertezze e ripensamenti. Seguendo quelle tracce, identificandole una per una e classificandole, quel lettore, su cui è stata scaricata ogni responsabilità e a cui è stata concessa carta bianca, arriva a perdersi in un intrico sempre più fitto di fonti, varianti, racconti che si aprono l’uno sull’altro e l’uno accanto all’altro in una successione vertiginosa. Alla fine il sentiero è interrotto e i sassolini che consentono di identificarlo sono piuttosto domande che risposte: il testo ripropone i suoi enigmi, aspetta altri lettori; ha messo in ombra le proprie fonti e abolito le proprie radici. La macchina continua a funzionare nella sua splendida imperfezione, grazie anche alla «energia dell’errore» che ha reso ancora una volta, secondo un principio enunciato da Sklovskij, il risultato della scrittura dissimile dal progetto da cui ha preso origine.