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Il ritratto dell’amante
Da Butade a Laodamia e Admeto, dagli amori per le statue a Narciso, a Pigmalione e al Commendatore, la storia del ritratto racconta come la manipolazione delle immagini muova dall'esigenza poetica per cui l'amante deve sempre essere lontano e finisca con la sorpresa inquietante delle figure della fantasia che, indipendenti dal loro creatore, su di lui si curvano per prendersene cura.
Il libro
All’origine di questo libro c’è un racconto: «Sembra che il primo a fare della “plastica”, o scultura in creta, fosse stato Butade, un vasaio di Sicione che lavorava a Corinto. Accadde che sua figlia si fosse innamorata di un giovane: ma questi stava per recarsi lontano, e allora la ragazza tracciò sulla parete il profilo dell’amato, ricalcandolo sull’ombra proiettata dalla lucerna… Il padre Butade, visto il disegno sul muro, ne ricavò un modello in argilla, che fece seccare poi con altri oggetti fittili e infine lasciò cuocere al forno… E questa fu l’origine della “plastica”». L’origine della scultura s’intreccia con quella della pittura ed entrambe generano l’immagine inquietante del simulacro. In un saggio che si sviluppa per cerchi concentrici l’autore percorre un insieme di storie con una caratteristica in comune: i personaggi sono sempre costituiti da due amanti e da un ritratto. Da Butade a Laodamia e Admeto, dagli amori per le statue a Narciso, a Pigmalione e al Commendatore, la storia del ritratto racconta come la manipolazione delle immagini muova dall’esigenza poetica per cui l’amante deve sempre essere lontano e finisca con la sorpresa inquietante delle figure della fantasia che, indipendenti dal loro creatore, su di lui si curvano per prendersene cura.