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I «passages» di Parigi
«L'intenzione di Benjamin era di combinare materiale e teoria, citazione e interpretazione in una costellazione nuova rispetto a qualsiasi forma corrente di rappresentazione e nella quale tutto il peso doveva posare sul materiale e le citazioni, mentre teoria e interpretazione dovevano asceticamente defilarsi».
Dall'Introduzione di Rolf Tiedemann
Il libro
Opera incompiuta alla quale l’autore lavorò per tredici anni, I «passages» di Parigi si presenta come affascinante espressione di quella continua proliferazione dei materiali e infinita esplorazione del reale storico che è una delle chiavi di lettura della modernità. Combinando testi, intuizioni ed elaborazione teorica, e lasciando quest’ultima programmaticamente in secondo piano, Walter Benjamin si propone di risalire alle origini dell’epoca moderna, studiata a partire dalla specifica realtà di Parigi come ideale centro del mondo, colta in una miriade di dettagli eterogenei e apparentemente marginali: accanto ai passages, la merce, la prostituzione, il flâneur, il gioco, la moda, l’art nouveau, la modernizzazione urbanistica di Haussmann, il collezionismo (uno dei tanti motivi autobiografici della ricerca benjaminiana), ma anche Blanqui, Nietzsche, Poe e soprattutto Baudelaire, autentico nume tutelare dell’intero progetto.
Con una sezione di Testimonianze sulla genesi dell’opera, una di Paralipomena e – per la prima volta – un completo Indice dei nomi.