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Goethe e il romanzo
Il libro
«Si può ancora fare della critica? Oppure la critica – nel caso la critica letteraria – è oggi un genere arcaico e anacronistico, sostituito ormai dall’elzeviro capriccioso e dall’indagine erudita?». Dubbi radicali cui questi saggi su Goethe forniscono un’indiretta risposta, dal momento che, nell’intenzione dell’autore, essi costituiscono «rilevamenti critici, nel senso divenuto classico del termine, anche al di là della letteratura: analisi di legittimità in quanto controllo di fedeltà ad alcuni principi che governano l’evoluzione di un ingegno, nel giro di un’opera come nel corso di una vita». Proprio fedeltà ed evoluzione sono i nodi intorno a cui ruotano questi tre saggi, dove l’opera di Goethe viene ripercorsa come sviluppo tanto coerente quanto imprevedibile di un nucleo ispirativo e problematico già interamente contenuto in Werther. Ancora, essa è fedeltà e sviluppo di tematiche della tradizione letteraria. E qui, il rapporto tra le affinità elettive e la Nouvelle Heloise di Rousseau arriva a svelare come, attraverso quali vie, l’opera di Goethe raggiunge una particolare e strana modernità ignota al suo predecessore. Infine, dall’esame del Wilhelm Meister emergono un modo stilistico e un programma etico inerenti alla tradizione dell’antico «Bildungsroman» tedesco, i quali proiettano la privata «Beschrankung» goethiana nella dimensione di un disegno sociale. Nessuno più del Goethe dei Wanderjahren sembra presago del difficile destino tedesco e consapevole del nodo che gli eventi futuri renderanno palese: la faticosa evoluzione della borghesia tedesca nell’era capitalistica.