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Artemidoro. Un papiro dal I secolo al XXI
La storia del Papiro di Artemidoro dalla scoperta all'acquisto da parte della Compagnia di San Paolo di Torino, alle accurate analisi fisico-chimiche, paleografiche, bibliologiche e contestuali che consentono di datarlo entro il I secolo d.C., alle nuove conoscenze che esso apporta agli studi classici.
Il libro
L’antichità non cessa di stupirci. Dalle sabbie dell’Egitto è emerso un sorprendente rotolo di papiro, che contiene una porzione della perduta Geografia di Artemidoro di Efeso (II-I secolo a.C.), una carta geografica non finita e due serie di disegni, di animali e di figure umane. Quando e come si può datare il reperto? In che rapporto fra loro stanno testo, mappa, primo e secondo gruppo di disegni? Perché le foto all’infrarosso mostrano numerose impronte speculari del testo e dei disegni? Come mai un papiro lacero e malridotto come questo ha attirato tanta attenzione da parte degli studiosi, ed è stato già esposto a Torino (2006) e nei Musei Egizi di Berlino e di Monaco (2008), con oltre trecentomila visitatori? Che base hanno i dubbi che qualcuno ha sollevato sulla sua autenticità? Con quali strumenti si affronta, tra archeologia, papirologia, filologia e storia dell’arte antica, un documento cosí inatteso? A queste domande ha risposto l’edizione scientifica del Papiro di Artemidoro, per sua natura destinata agli specialisti. Questo libro ripropone, in breve e con linguaggio accessibile, la storia del Papiro di Artemidoro dalla scoperta all’acquisto da parte della Compagnia di San Paolo di Torino, alle accurate analisi fisico-chimiche, paleografiche, bibliologiche e contestuali che consentono di datarlo entro il I secolo d.C., alle nuove conoscenze che esso apporta agli studi classici. Emergono fra queste il recupero di un testo perduto ma di autore identificabile, una mappa che è ad oggi la piú antica che ci sia giunta dal mondo greco-romano, e infine le due serie di disegni, che ripropongono con forza il tema delle pratiche di bottega degli artisti antichi, fra vari generi del disegno: di repertorio, di progetto e di esercizio. Pochissimo è conservato del disegno antico su supporto mobile, importantissimo secondo le fonti classiche: i disegni del Papiro di Artemidoro, unendosi alle poche centinaia di disegni su papiro già noti, hanno aperto una nuova stagione di studi, una nuova provincia delle ricerche sulla storia dell’arte antica.
«Molte fonti antiche ci restituiscono un quadro assai ricco sugli usi, le forme e le sperimentazioni del disegno antico. È chiaro che esso doveva essere fra gli elementi essenziali dell’apprendistato artistico; e che i problemi principali con cui, da Parrasio in poi, il disegno aveva dovuto misurarsi erano la resa volumetrica dei corpi, la tecnica delle ombreggiature, la gara col colore nel rendere il carattere delle figure umane (ethos) e la loro emozionalità (pathos). A paragone di quello che intravediamo dalle fonti, i disegni su papiro che ci sono stati conservati dagli accidenti del caso, compresi quelli del Papiro di Artemidoro, sono ben povera cosa. Eppure queste poche tracce, per sparse e insoddisfacenti che siano, consentono di riconoscere le esperienze e le problematiche del disegno antico. L’analisi al dettaglio dei disegni del Papiro ha mostrato un ventaglio di accorgimenti tecnici, gestualità artigianali, artifizi nell’uso delle ombreggiature che corrispondono molto bene al quadro che Bianchi Bandinelli e altri studiosi avevano già ricostruito per il disegno antico sulla base di sparsi indizi, e che si può riscontrare anche nei papiri figurati già noti. Ombreggiature al tratteggio obliquo, a zig-zag o incrociato; ombreggiature lungo i contorni o per macchia; linea funzionale e uso dello scorcio: tutti questi elementi ricorrono nei disegni di animali del Verso, probabile resto di un repertorio di bottega, e nei disegni di figura del Recto, confermandone la natura di disegni d’esercizio e la pertinenza alla pratica di bottega».