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Storia naturale. V: Mineralogia e storia dell’arte
Il libro
Si conclude in questo volume l’immane cammino che ha portato Plinio a compiere il periplo di tutto il mondo conosciuto: dai luoghi e dall’uomo agli animali, ai vegetali, ed ora ai minerali. Questo che può apparire, nella sua inerzia, come il distretto piú grigio dell’universo, si trasforma per noi in una delle sezioni non solo piú importanti, ma piú attraenti dell’opera. È infatti delineata qui una panoramica completa delle arti antiche, storia di tecniche e di artisti, di monumenti, di opere che ancora oggi echeggiano con suggestione ai nostri orecchi o si presentano con un fascino ineguagliabile davanti ai nostri occhi nei paesaggi dell’Attica e del Peloponneso o nei musei di tutto il mondo; o che invece, perdute e altrettanto famose, qui sono rievocate almeno per iscritto. I nomi di Policleto, di Fidia, di Prassitele, di Lisippo – ma gli artisti citati da Plinio sono 352! -, i problemi del colore, del marmo, dei vetri, della ceramica entrano e si confondono al solito con mille altri nell’enciclopedia pliniana, quasi maniacale per l’accumulo di notizie e di dati, quasi incapace di contenerli e pronta a ripartire da capo, fonte eccezionale per la conoscenza dell’antichità. Il totale naufragio della critica d’arte antica rende ancora piú prezioso il contributo di questo blocco di libri della Naturalis historia. Fin dal Rinascimento, dal Ghiberti e sino al Winckelmann e oltre, esso fu la base di quanti cercarono di ricostruire dalle fonti ancor prima che dall’archeologia il quadro delle arti classiche. E tale rimane ancor oggi, pur nel progresso delle conoscenze e degli strumenti di critica e di lavoro.