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L’Asia
In due volumi
***
Alla penna di Daniello Bartoli si dovette
la prima grande storia dell'Asia
pubblicata in Europa, l'unica ad abbracciare
in un solo disegno e in lingua
italiana una vicenda destinata a
rimanere in ombra nel bilancio storiografico
dei secoli successivi che vide
solo il versante atlantico dell'Europa
trionfare oltre le colonne d'Ercole
dello Stretto di Gibilterra. Quanto a
Bartoli, il suo si può definire un merito
involontario. L'aspirazione profonda
che condusse l'autore a diventare
gesuita fu simile a quella di tanti altri
prima e dopo di lui, un indipeta, un
adolescente attirato dal sogno di «andare
alle Indie» e di morirvi martire
della fede. Come molti adolescenti
formati nelle scuole dei gesuiti, anche
il quindicenne Daniello che bussò alla
porta del noviziato di Novellara nel
1623 vi fu condotto dal desiderio di
una missione tra i pagani, dalla volontà
di diventare un apostolo e di trovare
magari il premio supremo del sacrificio
nelle remote terre d'oltreoceano.
Ma anche nel suo caso, come in tanti
altri, i superiori decisero altrimenti.
E a giudicare dal risultato, l'averlo
destinato al compito di scrivere non fu
l'ultima delle scelte giuste che fecero.
dall'Introduzione di Adriano Prosperi
Il libro
Con la sua Istoria della Compagnia di Gesù, Daniello Bartoli ha scritto un’opera essenziale per la storia della Chiesa, un pionieristico saggio di antropologia, un proto- romanzo esotico, ed è stato un esempio della più elegante scrittura del Seicento. Chiuso nel suo studio presso la sede dei gesuiti, nella casa dei professi in piazza del Gesù, per più di vent’anni ha compulsato una gran quantità di fonti provenienti da tutti i luoghi del mondo dove la Compagnia aveva impiantato le sue missioni. Bartoli descrive città, architetture, fiumi, montagne, animali, popolazioni, tradizioni di ogni parte del globo senza avere mai messo il naso fuori dall’Italia, un po’ come, molti anni dopo, farà Salgari. Racconta scontri e guerre, matrimoni, miracoli di ogni tipo come un abile narratore, tanto è vero che alcuni critici letterari lo considerano alla stregua di un romanziere. La sua prosa è stata un modello molto ammirato da Leopardi e copiato da Manzoni (perfino l’incipit dei Promessi sposi – è stato rilevato – è ricalcato su una sua descrizione del Gange). In tempi più recenti è diventato l’idolo di uno scrittore votato agli ossimori come Manganelli, che infatti ne ha esaltato il «sorvegliatissimo furore verbale», la «prosa labirintica e limpida». L’edizione moderna dell’Asia era stata affrontata a più riprese già molti anni fa da studiosi del calibro di Ezio Raimondi, Bruno Basile, Josef Wicki, ma per varie vicende editoriali e umane non è mai giunta in porto. Ora è stata finalmente realizzata, con apparati nei quali si possono verificare i resoconti originari da cui Bartoli partiva, vedendo così come lo scrittore li rielaborava e che tipo di selezione faceva.