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Il diario di Dawid Rubinowicz
I quaderni scritti da un ragazzino ebreo polacco nei primi anni Quaranta: con la risolutezza di un piccolo storico, David dà la cronaca dei fatti a cui ha assistito riportandoli nudamente, senza commenti. Una nuova edizione che si avvale della scoperta di documenti e testimonianze che accrescono il valore unico di questo diario.
Il libro
Poco dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, i giornali diedero notizia del ritrovamento, tra le macerie di una casa in Polonia, di un nuovo “diario di Anna Frank”: cinque quaderni scolastici, scritti con calligrafia incerta da un ragazzo ebreo, David Rubinowicz, che aveva dodici anni quando cominciò a narrare le tragiche vicende del suo villaggio occupato dai tedeschi, tra il 1940 e il 1942. Il diario che ci ha lasciato David in realtà è molto diverso da quello di Anna Frank: il figlio del lattaio di Krajno non ha la precoce sensibilità psicologica e poetica della ragazzina olandese e la sua non è una storia di delicati rapporti umani nel chiuso di un “interno” borghese assediato dalla tragedia. Seguendo giorno per giorno la vita di una piccola comunità ebrea negli anni della persecuzione nazista, il giovane polacco ne fa un resoconto oggettivo, privo di interventi personali – il che non significa che dalle pagine di quel resoconto non traspiri il sentore dell’incubo che, come anche David sapeva bene, minacciava il suo popolo e i suoi cari. A un certo punto, il diario si interrompe: forse in quei giorni avvenne qualcosa di tragico a David o alla sua famiglia? Singolarmente, il racconto dell’ultimo giorno inizia con la frase “Giornata di felicità” e si interrompe con la notizia di due ebree uccise dai tedeschi. Non sappiamo, di David, se non le scarne notizie che possiamo trarre dal diario. Si suppone che sia morto nel campo di stermio di Treblinka II, come quasi tutta la popolazione ebraica di quella provincia.