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Storia naturale. III: Botanica. 2
Il libro
Dell’ampia sezione dedicata da Plinio il Vecchio nella sua Storia naturale alla botanica, questo secondo tomo comprende, coi libri XX-XXVII, la parte officinale. L’antico scienziato ci introduce ai misteri piú occulti del regno vegetale, là dove operano misteriosamente i legami di simpatia o i contrasti di antipatia degli elementi, gli odi e gli amori delle cose fra loro, a esclusivo beneficio dell’uomo. Conoscendoli, egli può giovarsene per la propria alimentazione e per combattere i propri malanni. Lí agiscono la farmacopea e la medicina di un mondo che, inesperto della chimica e inadeguato all’alta chirurgia, assecondava intelligentemente la natura o ricorreva acutamente al suo provvido soccorso per ogni affezione fisica o psichica. Infinite piante sono qui indicate da Plinio, sistematicamente e ripetutamente, per la cura di tutti gli organi umani, per le complesse operazioni digestive come per quelle fragili della vista, per le superficiali dermatosi come per le delicate funzioni femminili. Piú che alle rare piante esotiche, egli ci rimanda alle amare lattughe, alla forte cipolla, al fiore dell’anemone, alle virtú prodigiose della pera, delle noci, dei pistacchi e fin degli umili steli dei prati. Si entra nel laboratorio di un erborista che accoglie e trasmette il sapere di generazioni, in un inseguimento continuo della salute che, ci dice Plinio, è a portata di mano nell’orto di casa.