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Gli uomini illustri. Vita di Giulio Cesare
Il De viris illustribus e il De gestis Cesaris di Petrarca costituiscono un dittico che, letto in continuità come si propone in questo volume, forma una vera e propria «Storia di Roma» da Romolo alla morte di Giulio Cesare. E la storia di Roma, con Petrarca, diventa per la prima volta e organicamente un modello culturale, etico e politico, pronto per essere trasformato in mito, in culto e in quant'altro come avverrà in varie epoche successive, a volte in chiave rivoluzionaria, a volte in chiave reazionaria.
Il libro
Insieme al Canzoniere, all’Africa, alle Epistole familiari e alle Senili, Gli uomini illustri sono l’opera a cui Petrarca ha lavorato per maggior tempo durante la sua vita (dagli anni Trenta fino alla morte, nel 1374), e vi ha utilizzato il suo miglior latino, segno di un impegno consapevole della posta in palio. Si trattava di forzare i modelli della storia universale di tradizione medievale facendone una cosa diversa. E infatti, dopo il lungo lavoro di messa a punto, le biografie relative alla storia romana risultano ventidue su trentacinque. Se poi guardiamo le estensioni testuali, la parte biblica e relativa alla mitologia greca non supera il venticinque per cento. Dunque la storia universale si trasforma, quasi naturalmente e senza proclami, in storia di Roma. A sua volta, la biografia di Scipione prende una dimensione che la rende praticamente autonoma dalle altre e prelude, semmai, al De gestis Cesaris, che viene scritto negli ultimi anni, dopo il 1366, e che dimostra anche i mutamenti delle convinzioni politiche di Petrarca nella dialettica tra repubblica e monarchia. C’è Roma al centro degli interessi storiografici di Petrarca, ma c’è anche un metodo nuovo e antico allo stesso tempo: lo studio e l’esame delle fonti, la loro discussione, la loro accettazione o il loro rifiuto. E poi c’è una «filosofia della storia» che rivoluziona la tradizione cristiano-agostiniana: allontanandosi da una visione finalistica in cui gli avvenimenti umani sono inseriti in un disegno di progresso spirituale, la visione petrarchesca è viceversa molto umana, molto pessimistica e nostalgica. L’umanità, secondo Petrarca, è profondamente decaduta e se vorrà uscire dalla crisi dovrà guardare al modello romano di convivenza civile e di valori morali. Un messaggio appassionato che percorre ogni pagina di queste due opere e che apre le porte di un’epoca nuova.