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Anatomia della melanconia (due volumi)
L'opera di Burton resiste a qualsiasi tentativo di inquadrarla in un genere letterario ben definito; essa è stata di volta in volta considerata un'enciclopedia, un centone, una satira menippea, un trattato di medicina, un'opera di retorica, ma nessuna di queste definizioni riesce a rendere ragione di tutte le sue caratteristiche. Il fatto è che carattere principale dell'Anatomy è l'interdisciplinarietà, perché Burton, per illustrare le sue argomentazioni, procede per accumulo e tutto quello che gli serve a provare quello che vuole dimostrare viene messo in campo, senza troppa attenzione alla sfera conoscitiva a cui appartiene. Cosí, un'osservazione scientifica può essere provata tramite un argomento tratto dall'astrologia, da un trattato filosofico o da una commedia antica. Quello che soprattutto gli interessa è mostrare il momento in cui un'idea prende forma e il modo in cui una serie di elementi, che ancora vivono una vita relativamente indipendente, concorrano a formare un oggetto, e farne scrittura. È uno dei modi in cui l'autore ricrea con la parola quella relazione tra le cose che dal punto di vista ontologico stava scomparendo.
dall'Introduzione di Stefania D'Agata D'Ottavi
Il libro
Cos’è la melanconia? Una tristezza diffusa, un’eccessiva sensibilità, una depressione conclamata? The Anatomy of Melancholy è una dissezione che mette a nudo non solo la malinconia strictu sensu, ma tutte le alterazioni dei sentimenti. Un’affascinante miscela di pensiero antico e di prospettive scientifiche materialistiche proto-moderne: dalle teorie mediche di Ippocrate e Galeno passando per le riflessioni filosofiche di Aristotele, dalle influenze astrologiche al ruolo del clima sulle passioni, il pensiero di Burton non è lineare ed è sempre intervallato da citazioni, digressioni, aneddoti, osservazioni curiose e ironiche. Da malattia corporale e diagnosticabile, la malinconia diventa cosí emblema della condizione umana e la penna di Burton riesce a dipingere quella che doveva essere un’anatomia del «corpo» come un’anatomia del «mondo». Un’opera «mitica» che ha affascinato generazioni di lettori nei secoli, fino a Starobinski, che l’ha rivisitata in lungo e in largo nei suoi piú famosi libri. Il testo di Burton è introdotto da un saggio di Stefania D’Agata D’Ottavi che è un libro nel libro, ed è accompagnato da un ricchissimo commento della stessa curatrice, che individua e discute le fonti delle innumerevoli citazioni. In piú, nella tradizione dei «Millenni», un apparato iconografico che ripercorre il tema della malinconia nella storia dell’arte di tutti i tempi.