Giulio Einaudi editore

Anatomia della melanconia (due volumi)

Anatomia della melanconia (due volumi)
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L'opera di Burton resiste a qualsiasi tentativo di inquadrarla in un genere letterario ben definito; essa è stata di volta in volta considerata un'enciclopedia, un centone, una satira menippea, un trattato di medicina, un'opera di retorica, ma nessuna di queste definizioni riesce a rendere ragione di tutte le sue caratteristiche. Il fatto è che carattere principale dell'Anatomy è l'interdisciplinarietà, perché Burton, per illustrare le sue argomentazioni, procede per accumulo e tutto quello che gli serve a provare quello che vuole dimostrare viene messo in campo, senza troppa attenzione alla sfera conoscitiva a cui appartiene. Cosí, un'osservazione scientifica può essere provata tramite un argomento tratto dall'astrologia, da un trattato filosofico o da una commedia antica. Quello che soprattutto gli interessa è mostrare il momento in cui un'idea prende forma e il modo in cui una serie di elementi, che ancora vivono una vita relativamente indipendente, concorrano a formare un oggetto, e farne scrittura. È uno dei modi in cui l'autore ricrea con la parola quella relazione tra le cose che dal punto di vista ontologico stava scomparendo.
dall'Introduzione di Stefania D'Agata D'Ottavi

2023
I millenni
pp. CCLVI - 1880
€ 160,00
ISBN 9788806216061

Il libro

Cos’è la melanconia? Una tristezza diffusa, un’eccessiva sensibilità, una depressione conclamata? The Anatomy of Melancholy è una dissezione che mette a nudo non solo la malinconia strictu sensu, ma tutte le alterazioni dei sentimenti. Un’affascinante miscela di pensiero antico e di prospettive scientifiche materialistiche proto-moderne: dalle teorie mediche di Ippocrate e Galeno passando per le riflessioni filosofiche di Aristotele, dalle influenze astrologiche al ruolo del clima sulle passioni, il pensiero di Burton non è lineare ed è sempre intervallato da citazioni, digressioni, aneddoti, osservazioni curiose e ironiche. Da malattia corporale e diagnosticabile, la malinconia diventa cosí emblema della condizione umana e la penna di Burton riesce a dipingere quella che doveva essere un’anatomia del «corpo» come un’anatomia del «mondo». Un’opera «mitica» che ha affascinato generazioni di lettori nei secoli, fino a Starobinski, che l’ha rivisitata in lungo e in largo nei suoi piú famosi libri. Il testo di Burton è introdotto da un saggio di Stefania D’Agata D’Ottavi che è un libro nel libro, ed è accompagnato da un ricchissimo commento della stessa curatrice, che individua e discute le fonti delle innumerevoli citazioni. In piú, nella tradizione dei «Millenni», un apparato iconografico che ripercorre il tema della malinconia nella storia dell’arte di tutti i tempi.

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