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Aminta
L'Aminta ha ricevuto nel tempo le cure di molti editori e commentatori. Il testo critico che qui si presenta al posto di quello vulgato, inaffidabile e concepito su presupposti erronei, perviene a una storia testuale del tutto nuova, come è illustrato nell'ampia nota al testo che chiude il volume. A sua volta il commento rivede in profondità la tradizione dei commenti al testo, rendendo il giusto merito ai contributi dell'erudizione sei-settecentesca, preziosi nella ricerca delle fonti letterarie sottese all'opera ma passati nel tempo sotto silenzio o dimenticati.
Il libro
Sul fondamento di un testo criticamente accertato, al commento è consentito di indagare piú a fondo la fisionomia linguistica e stilistica della pastorale. L’attenzione prestata alla dimensione linguistica comporta fra i suoi risultati non solo un incremento nel numero delle fonti rispetto a quelle procurate dai commenti precedenti, in specie estendendo il raggio di osservazione al di fuori della riserva costituita dalla tradizione poetica, ma anche un’analisi piú minuta dei riscontri praticabili in altre opere tassiane, in versi e in prosa. Anche quel che non resta impigliato nella rete dei rimandi intertestuali acquista, in questa prospettiva, una sua rilevanza, in quanto caratteristico dell’impasto linguistico dell’Aminta soltanto. In qualche caso l’opera di raffronto conduce a nuove ipotesi di riconoscimento per le traduzioni di testi classici avute fra mano da Tasso o per i riferimenti al contesto storico contenuti allusivamente nella pastorale: cosí vale per i personaggi di Nerina e Dafne, sinora non ricondotti a figure reali della corte ferrarese. Al termine di ogni atto una nota conclusiva pone nel debito rilievo la varietà di soluzioni, formali e insieme drammaturgiche, che sono di volta in volta esperite entro l’unità di misura della scena o dell’atto.