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Canti del destino
Un discorso critico, sfoltito di erudizione ma costellato di appunti di letture, che restituisce quella confluenza fra motivi intellettuali e immediatezza di emozioni che è il centro dello stile e della personalità di Brahms.
Il libro
Brahms, in Rapsodia per contralto, Canto del destino, Nenia, Canto delle Parche, si misura con la piú ardua poesia di Hölderlin, Schiller e Goethe ponendosi un compito molto ambizioso: quello di comporre una musica che adempia la stessa funzione culturale delle poesie intonate. Il maestro della forma classica entra nel terreno della musica «problematica», sperimenta l’aura morale wagneriana, ma attraversa questo nuovo continente rimanendo, anzi, scoprendo se stesso: quei testi poetici infatti sono interpretati e quindi piegati a nuovi significati in una sintesi, forse la piú matura in tutta l’arte musicale, di cultura classica e romanticismo tedesco. Pestelli apre un colloquio con queste partiture ripercorrendo e discutendo moventi interiori e significati possibili; il loro fluire prende massa nel ritmo di una scrittura che contagia e trattiene il lettore, accompagnandolo con testimonianze epistolari e biografiche, parentele storiche, presenze di personaggi vicini a Brahms nella Vienna di fine secolo. Con la calma dello storico e l’inquietudine dell’artista che sente ogni volta in modo nuovo, Pestelli racconta quelle musiche muovendosi sempre all’interno della loro realtà sonora: ne deriva un discorso critico, sfoltito di erudizione ma costellato di appunti di letture, che restituisce quella confluenza fra motivi intellettuali e immediatezza di emozioni che è il centro dello stile e della personalità di Brahms.