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Si potrebbe andare tutti al mio funerale
Una veglia funebre si trasforma in una grande festa, un'occasione unica per celebrare l'amore e i legami di una vita. Ricordi, visioni e confessioni di un attore che ha saputo fare del divertimento un'arte, sotto i riflettori come nel privato.
Il libro
Accade tutto in una villa in Romagna, un posto dove parenti, amici e colleghi sono riuniti per dare l’ultimo saluto a Diego Abatantuono e dove ogni cosa sembra possibile. Enzo Jannacci fa iniezioni a base alcolica, Paolo Villaggio trascina un carrello coi bolliti, Ugo Conti spinge un’altalena, i Gatti di Vicolo Miracoli si radunano intorno a una piscina. Tra gli spettri amati del passato e gli affetti ancora vivi e presenti, Diego si muove incerto: è vivo anche lui o è morto davvero? Nell’arco di una serata immersa in un’atmosfera onirica dal sapore felliniano, ogni incontro diventa il pretesto per scavare nella memoria. Il risultato è un racconto corale in cui, con passione e ironia, si rievocano difficoltà, successi, lunghi sodalizi e momenti di intimità mai rivelati prima.
«Sono morto.
È un sogno, vero? Un sogno che comincia dalla fine. La mia.
Un fatto eccezionale, parlandone da vivo.
No, dico, siamo sicuri che sia vivo?
Siedo sul letto. La stanza adesso è deserta, ci sono io soltanto. Mi vedo. Oppure vedo uno seduto sul letto che mi somiglia da matti. Alzo il braccio. Lo alza anche lui. Mi tocco il naso. Lo fa anche lui. Sembro dentro una comica di Stanlio e Ollio. Oddio, piú Ollio, dato il girovita».