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Proust
«L'anno in cui ho lavorato su Alla ricerca del tempo perduto è stato il miglior anno di lavoro della mia vita».
Il libro
Nei primi mesi del 1972 Nicole Stéphane, che possedeva i diritti cinematografici di Alla ricerca del tempo perduto, chiede al regista Joseph Losey se gli sarebbe piaciuto lavorare a una versione cinematografica del libro. E Losey ne propone la sceneggiatura a Harold Pinter, già suo stretto collaboratore per titoli come Il servo, L’incidente e Messaggio d’amore. Per tre mesi, ogni giorno, Pinter legge la Recherche, e mentre legge prende centinaia di appunti: «ma alla fine mi ritrovai molto perplesso sul come affrontare un compito cosí enorme. L’unica cosa della quale ero sicuro era che sarebbe stato sbagliato cercare di fare un film concentrandosi su uno o due volumi, tipo La prigioniera o Sodoma e Gomorra. Se ciò non doveva essere assolutamente fatto, si sarebbe dovuto cercare di distillare l’intera opera, di incorporare i temi principali del libro in un insieme unico. Decidemmo che l’architettura del film dovesse basarsi su due principî primari e contrastanti: uno, un movimento, essenzialmente narrativo, verso la disillusione, e l’altro, piú intermittente, verso la rivelazione, che crescesse verso un punto in cui il tempo perduto è ritrovato e fissato per sempre nell’arte». Nell’estate del 1972 Pinter compie numerosi viaggi in Francia: a Illiers, a Cabourg, a Parigi, per «impregnarsi» dei luoghi proustiani. In novembre la sceneggiatura è terminata e, dopo ulteriori tagli e limature, agli inizi del 1973 la versione rivista è pronta e definitiva, ed è quella che qui pubblichiamo.