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Venezia, l’altro Rinascimento
Nell'arco secolare tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento, con una velocità di acquisizioni, proposte, scelte che non ha eguali, l'arte a Venezia si emancipa dall'ultima eredità bizantina, propone prima una lezione tutta «italiana» con Giovanni Bellini, poi si impone come pienamente «europea» con Tiziano Vecellio. «Nuova Bisanzio» e poi «Nuova Roma» Venezia assimila le versioni dei fiamminghi e dei nordici e restituisce una lezione coloristica con cui l'intera arte occidentale dovrà fare i conti.
Il libro
Questo libro percorre quel secolo densissimo nel dialogo fra la pittura e l’architettura, la scultura e le arti proprie di Venezia: i colori dei mosaici e dei marmi, dei tessuti e dei vetri, nel variare continuo di una città che affronta pericoli mortali e una civiltà orgogliosa della propria distinzione. L’umanesimo civile del patriziato, la committenza ecclesiastica e dogale, le Scuole maggiori e minori danno vita a dialoghi intensi e ricchissimi, di cui ogni pittore seppe dare personale, e insieme collettiva, traduzione in immagini. Che restano, nella loro autonomia, una componente essenziale ma anche «altra» del Rinascimento.