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Van Eyck
Questo libro di Otto Pächt si occupa di uno dei problemi centrali della storia dell'arte occidentale: la nascita di un nuovo tipo di pittura negli antichi Paesi Bassi, quella fiamminga; gli artisti che furono i promotori di questo rinnovamento sono il Maestro di Flémalle e i fratelli Van Eyck, mentre il Polittico di Gand appare come opera centrale che apre, al tempo stesso, nuove discussioni.
Il libro
«Pächt non sarebbe stato un rappresentante molto consapevole della scuola di Vienna, se nella sua concezione non avesse giocato un ruolo fondamentale la questione sulla posizione storico-evolutiva dell’arte flémalliana e eyckiana. Il presente testo non è infatti una monografia, ma un’inchiesta storico- stilistica sulla nascita della pittura negli antichi Paesi Bassi. Per Pächt si tratta di “sforzarsi di vedere e di comprendere un processo rivoluzionario di nascita come sviluppo organico” […]; si basa sulla descrizione e sull’analisi dell’opera, e poi solo allora tende i fili che la collegano alla tradizione. […] Naturalmente, Pächt garantí per le posizioni che ritenne corrette, ma si guardò altrettanto dalle conclusioni affrettate: “Per noi, qui conta soltanto che si metta in evidenza un ordine stilistico interno, e perciò anche cronologico, del materiale eyckiano: questo ci deve permettere di distinguere tra fatto e ipotesi, e di essere consapevoli delle questioni ancora aperte che non otterrebbero risposta attraverso una conoscenza intorno alle etichette esterne, Hubert, Jan o XY”. Probabilmente la discussione sull’ “enigma dell’arte dei fratelli Van Eyck” non verrà mai messa a tacere; nemmeno Pächt l’ha risolta. Ma egli ci ha insegnato a vedere le opere in modo corretto e a comprendere meglio la questione».
Artur Rosenauer
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Questo libro di Otto Pächt si occupa di uno dei problemi centrali della storia dell’arte occidentale: la nascita di un nuovo tipo di pittura negli antichi Paesi Bassi, quella fiamminga; gli artisti che furono i promotori di questo rinnovamento sono il Maestro di Flémalle e i fratelli Van Eyck, mentre il Polittico di Gand appare come opera centrale che apre, al tempo stesso, nuove discussioni. Questa svolta non è caratterizzata soltanto da un nuovo tipo di tecnica pittorica, ma soprattutto da una inedita concezione della rappresentazione, liberata da costrizioni ideologiche. Intorno a questi temi, a questi artisti e alle loro opere (dal Maestro di Flémalle a Jan Van Eyck, dal Polittico di Gand a Hubert Van Eyck e al Libro d’Ore di Torino) si snodano i cinque capitoli in cui è suddiviso il testo che, senza voler trattare da un punto di vista monografico né le personalità artistiche, né tanto meno i loro celebri dipinti, mira a tracciare un disegno complessivo del nuovo linguaggio figurativo, che dissolse a nord delle Alpi la tradizione medievale e introdusse la prima idea di realismo moderno. Pächt procede attraverso una sapiente e serrata lettura formale del dipinto, dal quale non si allontana mai. Anche per questo le numerosissime riproduzioni a colori accompagnano costantemente il lettore in una vera e propria galleria di capolavori.