Giulio Einaudi editore

Storia dell’arte italiana. Memoria dell’antico nell’arte italiana I: L’uso dei classici

Copertina del libro Storia dell’arte italiana. Memoria dell’antico nell’arte italiana I: L’uso dei classici di VV.
Storia dell’arte italiana. Memoria dell’antico nell’arte italiana I: L’uso dei classici
Mondadori Store Amazon IBS La Feltrinelli Librerie.Coop
1984
Grandi Opere
pp. XXVII - 477
€ 77,47
ISBN 9788806578442

Il libro

Questi tre tomi di Memoria dell’antico nell’arte italiana raccolgono, in coerente tessitura di ricerche e d’intenti, saggi di studiosi diversi per formazione professionale e per ambito di ricerca: perché è sembrato che un approccio incrociato, dove gli strumenti dello storico, dell’archeologo, dello storico dell’arte siano costretti, affrontando argomenti contigui, al confronto, possa offrire una migliore approssimazione a un tema tanto complesso, e cosí spesso trattato con leggerezza. Né si tratta soltanto di allargare il ventaglio delle opinioni, o la somma dei dati, dei fatti presentati e discussi: il mero accumulo erudito troppo spesso si fa ingombro alla comprensione, ci allunga e ci complica la strada. Il vantaggio di un «tiro incrociato» è, piuttosto, che gli stessi fatti, gli stessi oggetti, se analizzati da piú d’un punto di vista, cambiano aspetto; e ciascuno dei tentativi di mettere a fuoco un fatto determinato deve fare i conti con gli altri. Questo dialogo a piú voci fra gli autori dei singoli saggi (e fra i loro «mestieri») vorremmo – è l’invito che rivolgiamo al lettore – che si traducesse in stimolo critico a ripercorrere, esercitandoli «in proprio» con l’aiuto dei testi qui offerti, quei meccanismi di controllo reciproco (da un saggio all’altro, da un «mestiere» all’altro) che solo si possono mettere in opera se si cambia, ogni tanto, osservatorio. L’opzione «forte», che lega l’uno all’altro piú d’un saggio, per una linea di continuità della presenza e della memoria dell’antico non vuole, perciò, appiattire il profilo della ricerca, o disegnare uno sfondo uniforme: al contrario, pretende che su quella linea balzino con piú netto contorno uomini, immagini, episodi; dove la memoria dell’antico non venga proposta né come ricorrenza dell’ovvio, né come folgorazione del critico, ma invece misurata sul metro della filologia. Sforzandosi di offrire prove, di esplicitare il piú possibile il punto di vista e il percorso della ricerca, non si risolve certo un labirinto in percorso rettilineo: ma si offre al lettore – è la nostra speranza – la possibilità di verificare la strada che sta compiendo, di trovarne una migliore.

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