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L’arte nel Duecento
«Per la storia dell'arte,
parlare di Duecento ha senso come della miglior approssimazione
cronologica, comunque da intendere in termini estesi, dell'epoca
nella quale si determinarono i cambiamenti che collegano il mondo
romanico al primo manifestarsi dei principî dell'umanesimo:
ovvero, quando l'arte ha discusso e rinnegato le forme, le valenze
e le gerarchie medievali per diventare "moderna", per come generalmente
la intendiamo».
Alessio Monciatti, L'arte nel Duecento
Il libro
***
Nel Duecento, il secolo anticipato da Nicolas de Verdun e chiuso dalla maturità celebrata di Giotto, il secolo dell’apogeo gotico e della «maniera greca», l’arte conosce i cambiamenti che collegano il mondo romanico al primo manifestarsi dei principî dell’Umanesimo, ovvero discute e rinnega le forme, le valenze e le gerarchie che erano valse per tutto il Medioevo. L’arte inizia a rappresentare i significati e il mondo sensibile con mezzi propri e autonomi, per nulla ancillari della parola o dei testi; pone l’uomo al centro dei suoi interessi come oggetto della figurazione e quindi si avvale delle sue facoltà di osservatore individuale; diviene uno strumento di conoscenza e di ricerca, unitamente all’affermarsi di una nuova valenza del disegno e all’acquisizione di un inedito statuto intellettuale da parte dell’artista. Nel Duecento l’arte diventa «moderna » per come generalmente la intendiamo. Il libro propone una lettura organica dei fenomeni che determinarono questi rivolgimenti, a partire dall’analisi circostanziata delle opere ed entro una prospettiva spazio-temporale unitaria delle vicende peninsulari ed europee, che rifugge ogni distinzione pregiudiziale o artatamente proiettiva.