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La «Tempesta» interpretata
Il libro
Attraverso un esperimento di lettura dei due quadri piú famosi e piú controversi di Giorgione, la Tempesta e i Tre Filosofi, esso propone una riflessione sul carattere dell’argomentazione, le oscillazioni interpretative e lo statuto della prova nell’analisi iconografica, ma anche nello studio delle letture precedenti di quei dipinti e dei rispettivi approcci critici. Una storia dell’arte attenta alla tessitura dei dati storici e alle armi della filologia si misura con un pittore sfuggente e «misterioso», e ne tenta un’interpretazione fondata su una marcata attenzione al contesto, collocando i suoi quadri non solo nella fantasia dell’artista, ma nella loro pertinenza ad altrettante «serie» iconografiche, nel rapporto coi committenti (identificati da indagini d’archivio) e nell’orizzonte culturale della Venezia di primo Cinquecento. Il «mistero» di Giorgione viene illuminato da pratiche socio-culturali diffuse, come la devozione privata e le immagini che essa ispirò, o l’abitudine di velare il soggetto in immagini concepite per riflettere fedelmente l’impronta personalissima del committente. Si vede cosí che l’indagine iconografica non solo non si oppone a quella sullo stile, ma anzi ne è parte inscindibile: poiché le mutazioni dello stile sono finalizzate alla miglior espressione del tema entro condizioni date, e anzi il soggetto e il «genere» a cui esso appartiene fanno corpo, come in quei dipinti accade, con le scelte stilistiche di Giorgione, nel suo dialogo coi committenti e in un meditato rinnovamento della tradizione.