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La linea analitica dell’arte moderna
Il libro
La riproposta de La linea analitica dell’arte moderna di Filiberto Menna, con un’ampia prefazione dell’autore che raccoglie e discute gli interventi e le riflessioni che il libro suscitò fin dalla sua apparizione, testimonia della fortuna e della vitalità di un testo che può essere annoverato tra i principali documenti della critica storico-artistica contemporanea. Oggetto del libro è lo studio sistematico dei rapporti tra idea, esecuzione e opera: un tema centrale del lavoro tanto del critico che dell’artista, in anni in cui la pratica dell’arte si accompagna costantemente ad una riflessione su di essa, mentre l’opera tende a perdere i suoi tradizionali significati espressivi o rappresentativi per assumere sempre piú il valore astratto e convenzionale di ricerca linguistica. È questa caratteristica che distingue – secondo Menna – la vera arte moderna da quella solo cronologicamente contemporanea, e impone al critico l’abbandono di un metodo di ricerca strettamente storico per una diversa formalizzazione del campo d’indagine che privilegi un approccio in chiave strutturalista al linguaggio dell’arte. Una modernità che Menna legge e analizza in movimenti artistici del nostro tempo quali la Narrative Art, l’Art-Language e l’arte concettuale, ma riconosce anche nei grandi antecedenti storici di questi fatti contemporanei: in Albers e Moholy-Nagy, nel neoplasticismo e nel suprematismo, nell’iperrealismo e in Magritte, e, ancora, in Duchamp, Boccioni, nel cubismo e nell’opera di Seurat e Cézanne; istituendo, in tal modo, la «linea analitica dell’arte moderna».