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I grandi collezionisti americani
Il libro
Racconta Bernard Berenson che un mercante d’arte londinese aveva deciso di vendere al miliardario americano Pierpont Morgan un quadro del Ghirlandaio facendolo passare per un Raffaello. «Disse il mercante: «Signor Morgan, tutti i critici affermano che questo quadro non è di Raffaello, ma io e lei sappiamo che lo è”. Rispose Morgan: “Me lo incarti “». Oltre a Morgan, protagonisti de I grandi collezionisti americani di Aline B. Saarinen sono Gertrude e Leo Stein, Peggy Guggenheim, la famiglia Rockefeller, e molti altri personaggi, che fra loro formano una bizzarra compagnia: c’è il figlio unico dell’uomo piu ricco del mondo e il figlio di un fabbro, la signora che visse secondo i garbati precetti della belle époque e quella che si comportava come un’eroina di Scott Fitzgerald, il grande finanziere e il filosofo pacato. Ma uno solo fu il comune denominatore: che il collezionare arte costituisse per ognuno di loro il fondamentale mezzo di espressione, oltre che il blasone mondanamente culturale: I collezionisti che stanno al centro di questo libro sono dunque visti come i personaggi di una vicenda eccitante e decisiva, figure vincenti sul piano delle scelte e nella formazione delle idee, ma anche eminenze grige cui tocca l’ultima mossa su quella scacchiera ricca, complicata e sofisticata che è il mondo dell’arte. Essi sono contemporaneamente creatori di un certo gusto e capaci di divulgare e maturare il senso sociale che quel gusto comporta; orgoglioso tanto del proprio potere di acquisto quanto delle scelte compiute, il collezionista le sostiene con il proprio denaro e ci tiene a metterle in mostra, dalla collezione privata a quella pubblica. Senza pretese sociologiche e senza perdersi nei meandri di una aneddotica troppo minuziosa, la Saarinen opera uno spaccato di informazione e di considerazioni estremamente utile a definire un clima e anche un meccanismo culturale.