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Freud e la psicologia dell’arte
Contro l'idea corrente che l'inconscio determini il lavoro artistico attraverso i turbamenti dell'autore, Gombrich, nei tre - ormai classici - saggi su Freud, dimostra come siano le strutture formali stesse a rendere comunicabili le idee inconsce.
Il libro
Ernst H. Gombrich ha sempre coltivato un profondo interesse per la metodologia della storia dell’arte che lo ha portato a indagare le tecniche piú attuali della psicologia sperimentale, della percezione visiva e dell’informazione. Nei tre saggi che compongono questo libro (ristampato nella «Piccola Biblioteca Einaudi. Nuova serie» dopo undici edizioni apparse dal 1967 ad oggi nel «Nuovo Politecnico» e nella «Pbe»), Gombrich affronta un altro problema della psicologia di fronte ai fatti artistici: la psicologia freudiana. Mentre l’immagine stereotipa che ci si è fatti del pensiero di Freud vuole che l’opera d’arte si spieghi attraverso il contenuto che il pensiero inconscio determina turbando l’artista, Gombrich dimostra come Freud giunga a conclusioni del tutto opposte: solo le idee inconsce che possono essere adeguate alla realtà delle strutture formali divengono comunicabili. Di qui la possibilità di dare un preciso significato espressivo allo stile, alla forma, alla struttura. L’inconscio determina il linguaggio, l’opera d’arte può essere esaminata a tutti i livelli come un sistema di strutture significanti, in cui la vita inconscia ci riporta ai momenti piú vivi dell’epistemologia contemporanea.