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Scritti
«Entrare in quello spazio impregnato dalle sonate di Johann Sebastian Bach - Corbu aveva inserito il grammofono -, era come penetrare religiosamente in un mondo sconosciuto, musicale, armonico, trovarsi con tutto il proprio essere in osmosi, in completa comunione con la Totalità. Le Corbusier mi aveva presa »
Charlotte Perriand
Il libro
La città del futuro, la casa dell’uomo, il rapporto con la tradizione, la tecnologia, il paesaggio costruito, le avanguardie. Sono i temi delle riflessioni che Le Corbusier ha scritto in decine di testi a partire dall’inizio degli anni Venti fino agli anni Sessanta e che rappresentano al più alto livello di elaborazione i mutamenti dei concetti di spazio e di percezione nel corso del Novecento. Questa antologia degli scritti di Le Corbusier, la più ampia pubblicata in Italia, esclude programmaticamente le trattazioni sistematiche dando invece voce al Le Corbusier rapsodico dei contributi brevi, a volte occasionali, spesso caratterizzati anche formalmente da un’idea di collage che assembli osservazioni diaristiche, riflessioni, studi, disegni, ritagli di giornale, fotografie, nuovi progetti, corpi tipografici diversi, punteggiatura «sperimentale». E proprio in questi testi emerge il work in progress del grande architetto: il carattere asistematico di questi scritti sembra quasi esaltare la coerenza di un progetto che si modifica via via, mantenendo alcune intuizioni essenziali. Prima fra tutte quella di uno spazio non compreso nelle dimensioni cartesiane, una quarta dimensione, una vibrazione comune fra cose diverse che si manifesta, in arte e in architettura, quando si raggiunge una speciale armonia fra tutto ciò che entra in gioco in una costruzione, dalle idee ai materiali e alle tecniche usate. Ma questo sentimento dello «spazio indicibile» non è, per Le Corbusier, un atto spirituale o mistico o paranormale: è una disposizione «esatta come una matematica», un fenomeno fisico che dipende dalla fisicità dell’opera e dalla fisicità dei corpi che sono nello spazio. Un intuizionismo laico e materialista, quello di Le Corbusier, che rappresenta il cuore del pensiero e delle pratiche artistiche del Novecento, ed è ancora attuale come base di confronto nel nuovo millennio.