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La Città vivente
Sul tema della città dell'avvenire, Wright ha lavorato per un quarto di secolo,
nel modo che gli era tipico e che accentuava quando gli argomenti gli
stavano particolarmente a cuore: un modo soggettivo, partigiano, intriso di
egotismo. E, per questo, ancora piú affascinante, perché mescola all'utopia
una buona dose di pragmatismo, alla fantasia progettuale una ricca e
meditata capacità di riflessione.
Con un saggio di Bruno Zevi.
La prefazione di Jean-Louis Cohen è tradotta da Angelica Taglia.
Il libro
Se è vero, come il grande architetto ritiene, che il disordine sociale ed economico del nostro tempo sia conseguenza inevitabile dell’eccessivo accentramento, si tratterà di valorizzare in concreto l’indipendenza e il rispetto individuali, la coscienza della natura e del suo utilizzo, insieme a una piú intensa percezione della bellezza. A lungo sentito come un «manifesto» per la libertà e la dignità dell’uomo, e considerato, come avviene per ogni bandiera, anche come utopistico, il messaggio di Wright si è dimostrato estremamente concreto e puntuale per chi si sia posto il problema dell’urbanistica contemporanea in termini non astratti. I piani di Wright per la «Città vivente», qui dettagliati con una sorprendente varietà di fotografie, disegni originali, schizzi e planimetrie, includono ogni attività (scuola e teatro, arterie stradali, stadi sportivi, edifici agricoli).