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Mistici italiani dell’età moderna
Estasi, rapimenti, visioni, elevazioni che alterano e ispirano sono talvolta divenuti linguaggio, costituendo un patrimonio culturale che è stato studiato solo a tratti e non sempre con sistematicità. Più conosciuta è la mistica medievale, assai meno quella fiorita nei primi secoli dell'età moderna. Questa antologia, frutto di una lunga ricerca, raccoglie i più importanti testi mistici del Cinque e Seicento, molti dei quali per la prima volta riprodotti da stampe antiche.
Il libro
Come scrive Carlo Ossola nell’introduzione: «La mistica non è un territorio o un genere, ma un orizzonte creato da una molteplicità di punti di vista: è un’esperienza che “inonda” il corpo che la patisce; è una memoria di testimoni, di confessori, di biografi, di quella “manifestazione” divina; è una via della teologia, breve, compendiaria, fatta di aspirazioni, afasie, orazioni giaculatorie, che “annulla” sé ma anche ogni distanza dal divino, che non ha gradi o misura: la mistica si definisce come “adhesio, copulatio, coniunctio“; è infine un dettato di poesia biblica, “cella vinaria” che riscrive il Cantico dei Cantici, ma che – prima di arrivarvi – attraversa il deserto di Giobbe, il pelago di Giona, sale alla Gerusalemme dei Salmi e dell’Apocalisse. Questo libro, per la prima volta rispetto ad altre antologie della mistica, distingue dunque i quattro “registri” sopra indicati (l’esperienza, la memoria, la teologia, la poesia) della parola mistica, i quali – sebbene indichino un’ideale parabola sull’asse temporale: un’esperienza che suscita memoriali, una teologia mistica che ordina a distanza quel deflusso senza argini, una poesia infine che riaccentra una parola in perdita di sé – non sono mai tuttavia altro che “registri”, scavalcati dai “toni”, riverberantisi l’uno sull’altro, partitura di un canto che brucia le note e rimane eco interna, memoria di un silenzio».