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T. Coraghessan Boyle
T. Coraghessan Boyle è originario di Peekskill, nello Stato di New York, ma vive a Santa Barbara e insegna al Southern California College, in un quartiere multietnico di Los Angeles. Di lui
Einaudi ha pubblicato i romanzi América (1997), Amico della terra (2001), Doctor Sex (2004), Identità rubate (2008) e le raccolte di racconti Se il fiume fosse whisky (2001) e Infanticidi.
«La passione per la scrittura non è nata con me, e non me l'hanno trasmessa col latte materno. Nessun angelo è venuto a visitarmi, e non andavo a nascondermi negli angoli bui con gli occhiali spessi due dita, l'apparecchio per i denti e in mano un libro, mio unico amico. Non mi rintanavo come una talpa borgesiana nella biblioteca di mio padre (per la cronaca, mio padre non aveva una biblioteca e non ha letto un libro in vita sua...) No, ero un bambino come tutti gli altri. Giocavo a palla; vagavo tra i miseri resti dei boschi nella periferia di Westchester, uccidendo quello che mi capitava; stringevo i denti a scuola, che per me era peggio dei lavori forzati. Ero un bravo bambino, facevo di tutto per piacere - come spessissimo accade ai figli degli alcolisti -, eppure, chissà come, verso i 15-16 anni mi sono trasformato in un ragazzino strafottente. Un punk. Un cinico. Un so-tutto-io. In parte è stata colpa dei libri - ma non tutti, non ancora. Le persone che frequentavo - ragazzini come me - erano figli di famiglie istruite, borghesi, a volte persino abbienti, ed erano svegli, furbi e insoddisfatti. Piú tardi sarebbe arrivata la droga, ma all'inizio non volevamo altro che guidare come pazzi, cercare disperatamente di scopare, compiere i soliti, piccoli atti di vandalismo, prendere una sbornia dietro l'altra - e chissà come, per miracolo, leggere libri. Eravamo proto-hippies, ma non lo sapevamo. Sapevamo solo di essere a metà strada fra i teppisti e i primi della classe, e di saper apprezzare Aldous Huxley, George Orwell, J. D. Salinger, Jack Kerouac.
Scrivere? Una cosa mai sentita. [...]
A 17 anni sono finito a Potsdam, New York. [...] Non frequentavo le lezioni all'università. Ciondolavo insieme ad altri buoni a nulla. Ma leggevo. Ho scoperto Flannery O'Connor durante un
corso di letteratura e mi sono riconosciuto, come di schianto; poi, fuori dalla classe, nei bar, in compagnia di una piccola schiera di gente come me, ho iniziato a leggere Updike e Bellow e Camus, poi Barth, Beckett, Genet, e Gide, Ibsen, O'Neill, Sartre, e Waugh.
La biblioteca era nuova, si sentiva un odore di formaldeide salire dalla moquette; anche i libri erano nuovi, almeno quelli che leggevo io, e avevano quell'odore che i libri hanno ancora adesso, di colla inchiostro e cartiera, un odore che ho imparato ad associare al piacere - e alla conoscenza».
T. Coraghessan Boyle
(da The Eleventh Draft, Harper Collins, 1999)