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Pierre Bayle
Pierre Bayle (1647-1706) fu uno dei grandi protagonisti della «repubblica delle lettere» fra Seicento e Settecento e fu un riferimento essenziale per tutto l'illuminismo europeo. Fu celebre per i suoi «paradossi» sull'ateismo virtuoso e sulla possibilità di una società di atei, affacciati già nei Pensieri sulla cometa del 1682-83, e per la denuncia dell'incompatibilità tra cristianesimo e filosofia, soprattutto a causa del problema del male, che fu al centro di molti suoi scritti e in particolare del Dizionario storico-critico (1697 e 1702). La battaglia per la tolleranza e per i diritti della «coscienza errante» lo vide impegnato in prima persona negli anni della persecuzione di Luigi xiv contro i protestanti francesi e della revoca dell'editto di Nantes (1685). Bayle ne subí le conseguenze in prima persona: costretto all'esilio in Olanda fin dal 1681, fu colpito negli affetti piú cari dalla morte in un carcere francese del fratello Jacob nel 1685. Le sue tesi sulla tolleranza, già avanzate negli scritti precedenti, trovarono la piú ampia e compiuta formulazione nel Commentario filosofico, tra il 1686 e il 1687, impegnato a smontare una tradizione, dominante in tutto il mondo cristiano, che fin dai tempi di Agostino giustificava l'uso della forza contro gli eretici: ciò provocò la reazione non solo dei cattolici ma anche del mondo calvinista da cui lui stesso proveniva. Le polemiche dei difensori delle diverse ortodossie accompagnarono il «filosofo di Rotterdam» fino alla morte, ma la sua difesa della libertà di coscienza si impose come un riferimento essenziale per il dibattito europeo del secolo successivo.