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- Matteo Galiazzo
Matteo Galiazzo
Matteo Galiazzo è nato a Padova nel 1970
e vive a Genova. È autore della raccolta di
racconti Una particolare forma di anestesia chiamata morte (Einaudi 1997) e dei romanzi Cargo (Einaudi 1999) e Il mondo è posteggiato in discesa (Einaudi 2002). Suoi racconti sono usciti
nelle antologie Gioventù cannibale e Anticorpi (Einaudi 1996 e 1997) e nella rivista «Maltese narrazioni», di cui è tra gli animatori.
Non ho mai letto Tolstoj, né Pasolini, né Salinger, né Hesse, non
ho mai letto Pirandello, non ho mai letto Hemingway, Kerouac,
Proust, Hugo, non ho mai letto Fenoglio, né Primo Levi, né Carver, né Conrad. Pensate a un autore che ritenete imprescindibile: molto probabilmente io non ne ho letto nemmeno una riga.
Attualmente il libro piú bello che ho letto in vita mià è Gödel,
Escher, Bach, un'eterna ghirlanda brillante di Douglas Hofstadter.
Non è una cosa solo mia: ho scoperto che molti lo considerano il
libro piú bello che abbiano letto in vita loro. A volte quando sono in libreria mi metto vicino allo scaffale dove c'è Hofstadter, e
spesso passa qualcuno che dice a qualcun altro: « Vedi? Quello è
il libro piú bello che abbia mai letto».
Nella mia personale classifica dei libri piú belli, anche nelle posizioni successive non ci sono testi di letteratura: Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, La realtà inventata a cura di Paul Watzlawick, Dio e la nuova fisica di Paul Davies, e altre robe cosí.
Nella letteratura ho sempre cercato piú o meno le stesse cose, romanzi in cui storia e ambientazione fossero un pretesto per pagine manualistiche che illustrassero tecniche, tecnologie, mestieri, o visioni extraumane. Ecco, mi piacciono i libri che spostano il genere umano dal centro del pensiero.
Insomma, sono stato un lettore di letteratura soprattutto a causa
della mia pigrizia, perché i romanzi fino a una certa età erano piú
invitanti dei manuali e dei saggi, tutto andava giú piú facilmente.
Perché leggere un noioso manuale di procedure di volo quando invece puoi prendere una copia di Staccando l'ombra da terra di Daniele Del Giudice?
La cosa strana a questo punto è che io mi sia messo a scrivere narrativa, dato che della narrativa mi interessano questi aspetti piuttosto marginali. Perché, mi potrebbe chiedere uno, perché ti sei
messo a scrivere racconti e romanzi e non manuali di questo e di
quello? Perché a pochi è consentito scrivere un manuale. A chiunque, invece, è consentito scrivere un romanzo, non ci sono controlli cosí severi. Allora eccomi qua.
Matteo Galiazzo