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Veronica Raimo «Niente di vero»
«Veronica Raimo è l'unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente».
ZEROCALCARE
La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L'unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. Niente di vero è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo.
All’origine ci sono una madre onnipresente, «a cui sono attribuite esternazioni d'ansia talmente brillanti da far sembrare fiacchi i genitori di Bridget Jones» (Nicola H. Cosentino, «la Lettura - Corriere della Sera»); un padre pieno di ossessioni igieniche – dopo Černobyl′ «l’unico cibo consentito erano prodotti in scatola confezionati prima del 26 aprile 1986» – e architettoniche; e un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni.
Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile.
Niente di vero ha entusiasmato sin da subito critica e mondo letterario. Di seguito alcuni estratti dell’eccezionale accoglienza:
«Questo romanzo non fa soltanto ridere. Riscalda, poi respinge, poi di nuovo attira a sé e dice: lo vedi, sono una scrittrice perché non c'è niente che io mi perdoni. Veronica Raimo scrive in prima persona cose comiche in modo molto serio, che è poi l'unico modo che mi fa ridere, dentro un romanzo di formazione al contrario, e pagina dopo pagina arriva e cresce il racconto di un modo buffo e amaro di stare al mondo, di diventare una donna, e anche di non sapere bene dove andare, cosa rispondere, cosa scegliere».
Annalena Benini, «Il Foglio»
«Veronica Raimo torna in libreria e lo fa a calci. Libro esplosivo che è una bellezza leggere e rileggere».
Giulia Caminito
«Niente di vero è un nipote discolo di Lessico famigliare, una lunga scrollata di spalle letteraria in cui ogni personaggio somiglia soprattutto alle parole che pronuncia. Raimo ha intercettato il potenziale romanzesco dei propri affetti e, senza cedere alla tentazione di stigmatizzarlo, l'ha trasformato in commedia, perfezionando un lato di sé che ben si abbina alla sua prosa: l'umorismo generoso e benevolo. Il risultato merita ognuno degli strilli che sfoggia in copertina, ma soprattutto quello invisibile, predestinato: “Un bel libro che c'è Francesca al telefono”».
Nicola H. Cosentino, «la Lettura – Corriere della Sera»
«Questo è un libro sulla vergogna come può esserlo un libro senza vergogna. Incauto. Impudico. Il trucco dell'autrice è quello di apparire senza moine e senza artifici. Di quel che si racconta, non è importante la verosimiglianza ma il talento nell'autosuggestionarsi. Finire con il credere che non si stia mentendo: è questa la premessa necessaria per convincete gli altri. È questo uno dei primi talenti dell'autrice che ci racconta la stitichezza, l'insonnia, l'auto erotismo. Eppure è così difficile scrivere di sé e delle proprie imprese. Valutare con misura ciò che si è fatto nel corso di una vita».
Gabriele Di Fronzo, «Domani»
«Leggere questo romanzo è una festa. Ma molte pagine sono ferite da medusa: bruciano alla distanza».
Claudia Durastanti
«Una lettura terapeutica: che bello essere donna in questo modo, inconcludente, gratuito, allegramente problematico, e per questo fiero (le pagine sulla stitichezza dovrebbero entrare in tutti i manuali di scrittura creativa del mondo)».
Clara Mazzoleni, «Rivista Studio», link
«Questo libro è un antidoto all'infelicità».
Rosella Postorino
«È un libro doloroso, esilarante, ribelle, impertinente, buffo: bello. Just like a bambinaccia».
Marco Rossari, link
«Non incontrerete facilmente qualcuno con cui spassarvela tanto: nessuno parla con tanta franchezza e agilità, nessuno sa fare teatro con così poco e senza neanche un palco, o una scenografia, o un attore molto bravo con le voci […] Niente di vero tranne quanto si ride, anche quando non si ride, d'una scrittrice così divertente e consapevole, che finalmente non ha da dirci nient'altro che questo: siediti, ti faccio vedere che cosa sono riuscita a fare di mia madre e mio padre e mio fratello e del mio ginecologo e di tutti quanti».
Simonetta Sciandivasci, «tuttolibri – La Stampa»
«All’inizio c’è la famiglia. Veronica Raimo racconta che, specialmente se si è figlie, quell’inizio combacia con la fine».
Domenico Starnone
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2024Veronica Raimo sabota dall'interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All'origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna...