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Marcello Fois «Pietro e Paolo»
«Prima o poi nella vita di uno scrittore arriva un libro apicale: qui ho rinchiuso una marea di ossessioni diluite che ho risolto diversamente nel tempo».
Marcello Fois
Marcello Fois torna in Sardegna, la terra da cui ci si allontana senza mai andarsene, per raccontare «una storia sull’amicizia, sulla fede e sulla fiducia». Pietro e Paolo sono «nati diversamente», anche se nello stesso anno, il 1899, e nello stesso paese, Lollove, in Barbagia.
Paolo è figlio di don Pasqualino, ricco possidente, Pietro di un pastore alle sue dipendenze. Uno sa leggere e scrivere, l'altro conosce il linguaggio della natura; Pietro è forte, è il «verbo ausiliare» dell'amico, sempre pronto a sorreggere, consolare, a essere la guida nelle avventure infantili.
La guerra li porta lontano, nel continente, entrambi vengono imprigionati in abiti estranei e imperfetti, ascoltano dialetti mai sentiti, scorgono orizzonti sconosciuti. L'amicizia e le promesse vengono messe alla prova: «Non lasciarmi» dice Paolo, e lo scudiero, il figlio del servo, si fa carico dell'amico più fragile e sprovveduto. Riuscirà a mantenere la promessa e il patto fatto con don Pasqualino, l'impegno di riportarlo a casa?
Marcello Fois, raccontando con il nuovo romanzo due “ragazzi del ’99”, trova il tono, il respiro del classico. Paolo Di Paolo, «La Stampa»
Quello di Fois è «un romanzo commovente e feroce dedicato all’amicizia (sempre tradita: e sempre tradisce chi ritiene, erroneamente, di essere tradito) e alla fine dell’adolescenza, sullo sfondo sanguinante della Grande Guerra» (Filippo La Porta, «Robinson – la Repubblica»).
Nuoro, con le sue leggi di fedeltà e vendetta, è sullo sfondo e l’autore, con una lingua sempre potente e ricca di suggestioni, riesce a far rivivere ancora quel mondo trasportando il lettore verso un finale inaspettato. Pietro e Paolo «è un libro bello e misterioso, fatto come al carboncino. Colpisce la concentrazione: la capacità di raddensare, far convergere tutto in un punto. Fois, abilissimo narratore di stirpi, qui concentra, appunto, in centocinquanta pagine parecchi livelli di vita. Quelli più concreti, e quelli che restano intangibili» (Paolo Di Paolo, «La Stampa»).
Il legame dei due ragazzi, consumato da una promessa, è tenuto in vita da una preghiera e il romanzo ha un respiro «epico-storico straordinariamente concentrato, che somiglia più a un racconto lungo e che riecheggia antiche narrazioni mitiche (il ritorno di Ulisse nell’Odissea). La lingua scandisce la vicenda attraverso quadri o visioni successive, quasi poema narrativo, con un tono a volte fiabesco: di primo mattino “il sole e la luna confabulano…”» (Filippo La Porta, «Robinson – la Repubblica»).
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2020Prima erano inseparabili: Pietro figlio dei servi, Paolo dei padroni, un'adolescenza trascorsa in comunione con la natura, nel cuore vivo di una Sardegna selvaggia. Quando Paolo viene chiamato alle armi, per una promessa che assomiglia a un patto di sangue si arruola anche Pietro, da...